To Suppress

privata

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Dyo.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Milford Sound in New Zealand

    To Suppr3ss

    A Quirinalis, la politica non dorme mai. Come tutto il resto, dopotutto. Le giornate che non riescono a scandirsi; il tempo che scorre inesorabilmente misterioso, come un eterno estraneo; e poi quella maledettissima luce, che non dava né pace, né tregua. Continuava ad illuminare: sempre, sempre, sempre. Se non fosse che tengo tutte le tapparelle del mio appartamento (gentilmente offerto dal governo) chiuse, a quest'ora avrei già dimenticato cosa significa la parola "buio". No, non è vero. Io conosco il buio: il buio dei cerchi più bassi, dove abitano le persone più strane, quelle più eretiche. Le persone che devo uccidere. E' lì che mi guadagno il pane per vivere, a suon di sparatorie e cadaveri. Certo, non che sia difficile, ma ogni volta rischiare il culo per quei trecentosessanta stronzi è una fregatura. Finché mi pagano, però, non starò di certo a lamentarmi.
    Tutto questo fiume di parole, che corrono veloci nella mia mente, spuntano fuori all'improvviso, mentre sono disteso sulla mia rossa poltrona in velluto, con una Rotzmäller nella mano ed il suo fumo nei polmoni. Le Rotzmäller... L'unico vizio che mi concedo in questa città di viziati. Mi scopro improvvisamente un grandissimo coglione.

    Qualcuno sta bussando alla porta. Fisso il legno marrone del mio appartamento, di quel legno che mi divide dal resto del cerchio e che mi protegge da quella maledettissima luce. Un altro lavoro. Un'altra persona morta. Un altro elogio per il servizio alla patria... Ed ovviamente un altro stipendio. Anche se, spero per un attimo, che non sia un contratto. Spero che sia un bambino che vuole farmi uno scherzo; o magari un sacerdote, che mi vuole assoldare come guardia del corpo dopo gli accaduti nei cerchi più bassi. Per un attimo, solo per un attimo. Ed in quell'attimo mi illudo di avere una seconda chance.

    Mentre apro alla porta, la sigaretta sta ancora fumando, tremendamente in bilico sul posacenere di cristallo. Non sono per niente sorpreso quando noto un messaggio sulla soglia del mio appartamento. La busta nera. Era il messaggio che quelli del Magisterium utilizzavano per ingaggiarmi. La prendo da terra: vuota. Questo significava solo una cosa: era un lavoro di primo ordine. E la paga era buona.
    Sbuffo, pensando che dovrò di nuovo pormi al servizio di persone che odio, di una religione in cui faccio finta di credere e di un sistema talmente strano da confondermi ad ogni girone. Tutto era diverso, tutto cambiava. Ma i sicari rimanevano gli stessi.

    Il Magisterium, in tutta la sua ricchezza architettonica, sembra ogni volta un mostro che sta per mangiare chiunque vi entri dentro. O almeno, era questo che mi sembrava. Un novizio dei sacerdoti mi aspetta come sempre sull'uscio del grande portone. Nella sua silenziosa attesa, noto un sorriso che spunta non appena mi vede. I miei vestiti neri stonano in tutto quel bagliore, in quel trionfo di bianco e rosso destabilizzante per corpo e mente. I passanti che mi vedono in quel vestito nero, mentre cammino con sufficienza in mezzo a loro, abbassano lo sguardo, sapendo di aver incrociato una persona alle dipendenze dirette dell'organo più strano e oppressivo mai esistito. Cassandra, tenuta nella fondina, sotto l'ascella sinistra, fa sentire il suo peso. Salendo gli scalini del Magisterim, il sacerdote si avvicina.
    « Oh, signor Blake! La stavamo aspettando. »
    Ah, ecco una cosa che mi sono dimenticato di aggiungere. Io non mi presento mai con il mio numero, con il mio nome. Mai. Cerco invano di convincere me stesso che è per proteggere la mia identità, poiché uno come me, di nemici, ne ha fin troppi. Eppure, so che, in realtà, è perché voglio tremendamente dimenticare il passato. L'Istituto, l'addestramento, i miei fratelli e le mie sorelle. Tutto. Vorrei ricominciare da capo. Ed un nuovo nome, secondo me, è un ottimo inizio.
    « Fai strada, giovane. »
    Con freddezza, risponde a quel ragazzino quasi adulto, costretto ad una vita di orazioni e cazzate su un dio davvero, davvero insopportabile. Ma, d'altronde, se l'è scelta lui, questa vita.
    Sorridendo, mi fa strada tra i grandi e spaziosi corridoi del Magisterium, talmente pomposi e dettagliati da farmi venire il mal di testa. Tengo, come sempre, la testa bassa e fisso con insistenza i piedi del sacerdote. E' l'unico modo per non vomitare in quel paradiso di potere e lucentezza. Non ci mettiamo molto: eppure, so già dove mi sta portando. O meglio: da chi.

    Sono passati tre minuti, solo tre minuti, quando il sacerdote novizio apre la porta di una delle tante stanze del Magisterium. Dentro, tre sacerdoti stanno complottando su chissà quali opere, chissà quali manovre politiche. Tuttavia, non appena mi vedono due dei tre si alzano dalle loro poltrone e, gentilmente, si accomodano fuori dalla porta. Il terzo rimane lì, a contemplare il fuoco del camino. Quell'uomo aveva sempre, costantemente freddo.
    « Eccellenza... »
    Monsignor Seyman era un vispo e allegro sessantacinquenne, con una barba bianca che correva lungo tutta la misura della mascella e i pochi capelli rimasti che sembravano peli più che altro. Mi fa, come sempre cenno di avvicinarmi, con quella sua mano talmente grassa da mostrare persino qualche buco causato dalla cellulite. Era ingrassato, ancora. Ormai, pesava circa cento, centoventi chili. Ed io faticavo sempre di più a trovare la fine dei suoi rotoli di grasso, a trovare l'inizio distinto del mento; o meglio, a indovinare quale dei tre o quattro menti fosse quello giusto.
    « Mio caro ragazzo... »
    Sono arrivato davanti a lui quando mi allunga la mano. Non devo stringerla. Devo baciarla. Il suo anello tarato in oro che risplende come un vero gioiello su quella mano sembra stonare. A volte, mi sembra che il suo anulare stia per scoppiare, da quanto l'anello è stretto. Immagino spesso l'immagine di Seyman che teta invano di toglierselo, usando litri di sapone ed olio. La scena mi diverte, ma evito di ridergli proprio in faccia, o magari mentre appoggio le mie labbra su quel freddo oro. Ormai, ci sarà la mia impronta su quel metallo.
    « Abbiamo nuovamente bisogno dei tuoi servigi, mio caro. Un gruppo di eretici organizzato che si trova giù, a Viminalis. Dovrai trovare il capo, un membro del nostro ordine ed ottenere informazioni sui restanti suoi amici... Con le buone o le cattive. Poi, dovrai uccidere i restanti. »
    Seyman, per quanto fosse grasso e perverso, era tremendamente schietto; e la cosa mi piaceva. Pochi giri di parole, solo affari: nient'altro. Il nostro era ormai un rapporto di fiducia, basato sul reciproco rispetto e su più promesse mantenute: lui metteva sul banco un'ottima paga; io, un lavoro pulito. Ma poi, fuori da quelle quattro mura, eravamo estranei. Ed era la cosa che mi piaceva di più del nostro rapporto
    « La paga è buona? »
    Dopo aver ascoltato per bene l'introduzione al contratto su una delle due poltrone, me ne esco con quella domanda: la stessa domanda che facevo ogni volta che ero convocato al Magisterium. Ormai era quasi scontata e Seyman se l'aspettava. Una risata grassa quasi quanto lui ruppe il nostro dialogo. Era divertito dal mio modo distaccato e normale con cui discutevo di vite umane e assassinii. Ma io non riuscivo proprio a capirlo, poiché per me uccidere è normale.
    « Mio caro ragazzo, certo che la paga è buona! Piuttosto, voglio un lavoro pulito. Un lavoro dei tuoi. »
    Effettivamente, la paga era sempre arrivata. Ed i miei lavori erano sempre perfetti. Quella volta non sarebbe differito molto. Mi alzo, sapendo che avrei trovato il novizio fuori dalla porta, con il dossier pronto con tutte le informazioni: foto, documenti, hobby, amici, cugini, amanti. Per loro, nessuno aveva segreti. Avrebbero potuto conoscere persino con chi te la facevi, in che posto ed a che ora, cronometrando al centesimo i minuti effettivi di rapporto sessuale. A me, sinceramente, non interessava. Tutto quello che chiedevo era un dossier: poi erano loro ad infilarci più del necessario. Faccio per aprire la porta, mentre ammetto (tra me e me) che lavorare per il Magisterium è tremendamente facile, quando Seyman mi ferma.
    « Ah, ragazzo... Questa volta non sarai da solo... »

    Quella frase. Quella maledettissima frase mi fermò, mi bloccò. Se c'era una cosa che odiavo erano quelle persone che ti stavano attaccate per affari burocratici, gente che non ne sapeva niente di chi o come uccidere e che mi appioppavano solo per i loro comodi. Pesi inutili che trasformavano un lavoro perfetto in un ottimo lavoro. Delle scocciature. Mi giro verso quell'ammasso di grasso e ciccia, talmente pieno si soldi da richiedere i miei servizi un giorno si e l'altro pure. Lo fisso con i miei occhi neri. Lo sa che lo sto guardando, che non ho ancora aperto la porta e che sto per chiedere spiegazioni riguardo alla cosa.
    « Viminalis è un posto in cui non sei abituato a lavorare. Ho pensato che una guida ti sarebbe stata utile... E poi, scommetto che troverai questa persona estremamente utile. Fidati di lei e non te ne pentirai della mia scelta. E poi, chissà... Magari è la volta buona che trovi una partner con cui lavorare... »
    Quel discorso era studiato per dirmi una cosa sola: non era il solito peso morto che dovevo salvare ad ogni sparatoria. Questo era già buono; eppure, sapere di dover lavorare con qualcuno, con una lei soprattutto era davvero snervante. Comunque, taccio per un attimo per poi chiedere una sola cosa.
    « Come la riconosco questa guida? »
    Non so perché ma trovai un sorriso bianco su quella faccia bianca. Un sorriso che sapeva di divertimento e di onniscenza. Sapeva la risposta: ma nella sua "divina" sapienza preferì lasciarmi con un qualcosa di astratto. Praticamente, non mi rispose.
    « Segui il coniglio bianco... E' tutto, Blake. Puoi andare. »
    Avrei voluto davvero piantargli una pallottola nel cranio. Ma poi, cosa avrei guadagnato? Apro la porta, fremente perché quella seccante discussione era finalmente finita. Il novizio è lì, con quella maledettissima cartella rossa in mano. Gliela strappo via e mi incammino verso l'uscita. Lo zeppelin mi stava aspettando.

    Sotto, i cerchi stavano cambiando uno ad uno. Riuscivo a vedere l'intera città da sopra quel pallone aerostatico, in tutta la sua progressiva oscurità. Sotto, il secondo, il terzo. Si scambiavano i colori, divenendo lentamente tramonto, giorno e notte. Ad un certo punto, un tremendo mal di testa mi costrinse al sonno. Mi sembrò di aver dormito per un intero giorno. E così, effettivamente, era stato. Lo zeppelin su cui viaggiavo si era fermato al terzo per una breve sosta di rifornimento e riparazioni. Mi chiesi come mai ero rimasto lì, sopra quel pallone e da solo, a dormire come un intoccabile senza-dimora. Non volevo chiedere spiegazioni. Solo... Perché? Non faccio neanche in tempo a domandare l'interrogativo ad un'inserviente di volo che atterriamo all'aeroporto di Viminalis. Avevo raggiunto il quarto cerchio in men che non si dica, con solo il dossier e Cassandra. Al resto, ci avrebbe pensato il mio distintivo del Quirinalis. La fiumara di gente che scese dallo zeppelin era incalcolabile. Con la cartella in mano, mi gettai nel via vai di gente. Sceso, mi guardo intorno: una piazza fatta di teste e persone in viaggio. Viminalis era più viva del solito. Dovevo, per prima cosa, trovare la mia compagna. Mi ricordo subito l'indizio di Seyman, con il suo ghigno di divertimento ed il suo quadruplo mento deformato.
    Segui il coniglio bianco... Ma cosa cazzo voleva dire???



    Milford Sound in New Zealand


    Tr3D1C1
    Corpo. illeso
    Mente. Sta cercando la partner; confuso; irritato

    Note

    Eccoci qui, cara coniglietta. Poco da dire: Tredici scende dallo zeppelin. Fai come meglio credi (consiglierei di farti trovare direttamente sul luogo dell'atterraggio). Ah, i miei post saranno un pò lunghini perché mi perdo in descrizioni minuziose (che mi piacciono tanto). Comunque, a te la penna cara compagna di uccisioni :V:

     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Artificial Flower's Lullaby

    Group
    Member
    Posts
    9,697
    Reputation
    +9
    Location
    Il dojo del Nirvana

    Status
    Online

    Non capitava spesso, che il comandante convocasse Rebecca nel suo ufficio. Come Torturatrice lei era tra i migliori, sempre precisa e diligente quando si trattava di strappare arti o maciullare membra. Tuttavia, per i rapporti interpersonali, e per gli incarichi all'esterno di Wonderland (così le piaceva chiamare l'intricato sotterraneo di celle e sale dell'orrore), lei tendeva a... Come dire... Essere una stronza? Essere Rebecca, diciamo, con l'insopportabile occhietto sprezzante, le bellissime forme che faceva annusare ma mai toccare, e la tendenza a non farsi mettere i piedi in testa e a non darla vinta. Mai.
    Per questo l'aria era tesa, in quell'ufficio; la donna si chiedeva come mai fosse stata chiamata, e il comandante continuava a chiedersi perché fosse necessario parlare con la gente, quando si trattava di assegnare un incarico.

    Ci è arrivato un ordine dall'alto cominciò a dire, tentando di fissare Rebecca negli occhi, i quali ricambiavano gelidi Un loro agente, e un Guardiano scelto da noi, dovranno individuare e operare su un bersaglio.

    Usava sempre quel tono meccanico e distaccato, il Comandante; un passato da Ingegnere fallito, e un presente a comandare delle fila di pazzi psicotici, avevano creato un perfetto alfiere del Magisterium, che non pensava, non ponderava, agiva e basta.

    E lei vuole mandare me? Sa che preferisco lavorare da sola tentò di obiettare Rebecca, ma la risposta fu accompagnata da un veloce scrollare della mano.

    Sì, ma mi hanno chiesto qualcuno in grado di tenere il passo con un Cacciatore d'alto calibro, un uomo di Seyman... E non voglio far sfigurare il mio dipartimento. Quindi vai tu, chiaro?

    Riconosceva la lusinga, ma non era sensibile ai complimenti; la coniglia rimase immobile, gli occhi rossi che non tradivano la benché minima emozione. Quando c'era da lavorare, Reby era la macchina perfetta.

    Sissignore.

    Seguirono le indicazioni sul luogo e l'ora dell'incontro. Non un nome, non una faccia, non un obiettivo: tutte quelle informazioni non erano arrivate, quindi avrebbe dovuto incontrarsi con questo misterioso partner, che avrebbe avuto il compito di riconoscerla e spiegarle la situazione.

    Lui sa di noi e noi non di lui?
    Porci in rosso. Come sempre.
    Speriamo sia gestibile, questo cacciatore. Altrimenti ci inventeremo qualcosa come l'ultima volta.
    Intendi quella dell' "incidente nelle fogne"? La freccia nel collo?
    Eeeesatto. Diamine, quel panzone era lento come un Golem.


    Il giorno, o meglio, la sera dell'incontro arrivò presto. Rebecca si preparò per andare a caccia, e non sapendo esattamente dove avrebbero agito, o chi avrebbero dovuto uccidere, optò per l'abbigliamento standard. Pantaloni di pelle neri aderenti, a vita bassa, così come nero era il top senza spalle che le copriva il seno e metà dell'addome. Guanti neri a mezze dita lasciavano scoperte le unghie affilate, e i piedi erano infilati in semplici sandali dal tacco largo aperti sul davanti. Attorno al collo, un collare di pizzo arancione (orrore e raccapriccio) indicava la sua appartenenza alla cerchia dei Guardiani.
    I lunghi capelli bianchi erano stati domati in una coda alta, che rendeva forse ancora più evidenti le orecchie leporide, belle dritte e fiere del loro aspetto. La coda spuntava da un buco appositamente tagliato nel retro dei pantaloni, e l'arco e la faretra erano stabilmente collocati sulle spalle della donna.

    Bene, cacciatore... Mostrati...

    Quello era il primo test, il più facile; la zona di atterraggio degli zeppelin obbligava i viaggiatori a prendere un'unica strada, che conduceva in una piccola piazza da cui poi si diramavano viuzze più piccole. Gli edifici erano in gran parte magazzini e negozi di macchinari agricoli, che a quell'ora erano chiusi, dato che con il buio non si poteva lavorare nei campi.
    Tra tutti questi, lei aveva scelto di posizionarsi sopra il tetto di quello centrale, rispetto alla via obbligata per arrivare alla piazzetta, dove la visuale per lei era eccellente. E, se avesse avuto la prontezza di spirito di guardare anche in alto, lo sarebbe stata anche per il suo misterioso partner: infatti, Rebecca era seduta esattamente tra due fari, che la illuminavano in tutta la sua nera e ibrida bellezza. Collocata a circa quattro metri d'altezza, osservava la folla sciamante in paziente attesa che qualcuno la notasse... Ma non qualcuno a caso, qualcuno che capisse, e le facesse capire.

    Becca odiava non capire.







    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: si siede sopra al tetto dell'edificio centrale, ha due fari a destra e sinistra quindi è perfettamente illuminata. Attende un segnale da parte di qualcuno tra la folla.

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: eccellente

    Stato Reby: in paziente attesa

    Stato Becca: seccata dalla mancanza di informazioni
     
    Top
    .
  3. Dyo.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Milford Sound in New Zealand

    F1rst 3ncount3r

    Quel mondo, composto da tante teste e volti sembrava essere in costante movimento. Anzi: era in costante movimento. In mezzo al gruppo del mio zeppelin, mi muovevo goffamente, cercando di non calpestare i piedi degli altri e, soprattutto, di non farmi calpestare. Avrei potuto tirare fuori la pistola, sparare un paio di colpi verso il cielo. La folla terrorizzata, persone accalcate a terra e, soprattutto, una facile via per passare. Ma avrei anche perduto la benedizione dell'anonimato e della mia non presenza. Io, a Viminalis, non dovevo esserci. Nessuna traccia, nessun testimone. Questo era Tredici. Questo sono io.

    Decido di lasciare Cassandra nella fondina, a prendere caldo sotto la mia ascella. Intanto, ci muoviamo tutti insieme, come un solo uomo, spinti dall'inerzia del gruppo piuttosto che per nostra volontà. Goffamente, lotto per non cadere e rimanere ucciso dalla mandria, tenendo larghi i gomiti per un mio piccolo, insulso spazio vitale. Siamo ormai al centro della piazza dell'aerostazione quando ci distacchiamo. Sento, improvvisamente, l'aria che mi investe, sostituendo il peso della calca sul mio torace. Per un attimo non riesco a respirare; poi, i polmoni riprendono il proprio lavoro, diligentemente. Controllo di avere ancora tutto al posto giusto: Cassandra c'è; il dossier lo tengo nella mia mano destra; ed il distintivo rimane nel mio cappotto. Fortunatamente, nessun tagliaborse si aggirava nell'aerostazione. Che fortuna...

    Ma il mio problema più grande, quello che mi dava più pensiero e più noia era come trovare la mia partner. Come riconoscerla, in mezzo a viaggiatori e mercanti, guardiani e bambini? Pensando alla difficoltà della cosa, conoscendo i pochi indizi a mia disposizione, sento qualcosa che sale dalla gola. Poi, ricordo: è un intero giorno che non fumo. Effettivamente, mi ero persino scordato di controllare se il pacchetto era sempre nel suo solito posto. Fortunatamente, le Rotzmäller stavano lì, perfette e tentatrici. Non sapendo resistere, sfogo il mio stress su una delle venti amiche che mi sono portato dietro. Il fumo che pervade i polmoni, e poi viene rilasciato. Assieme a tutta quella maledettissima tensione. Che piacere...
    Comunque, mi ricordo di dover cercare qualcuno: comincio a guardarmi intorno. A destra, niente; a sinistra, neppure. Le viuzze aumentano di troppo i possibili luoghi dell'incontro. Iniziavo davvero a seccarmi, mentre la Rotzmäller continuava a consumarsi a vista d'occhio. Ne prendo una boccata più grande del solito: alzo la testa, il fumo che defluisce via se ne va con un sospiro, fatto di rassegnazione e rabbia. Faccio per iniziare a camminare quando noto qualcosa proprio davanti a me, vicino alla viuzza principale, quella centrale. Qualcosa composto di bianco e nero. Ringrazio, in queste occasioni, di essere un ottimo tiratore: aguzzo la vista. E noto distintamente due orecchie bianche, lunghe e dritte, nella loro batuffolosa conigliaggine. Segui il coniglio bianco...

    Mi avvicino, tenendola bene in vista, nel caso iniziasse a scappare. Quelle orecchie potevano essere un chiaro messaggio. Anzi, lo erano. La folla si accalca ad ogni passo, ma io mi faccio strada con le mani e con un cammino svelto. Attento a non farmi vedere, sono sotto al suo palazzo. Quella figura di donna, così strana e particolare, seduta su un tetto e attendente chissà quale persona. Chissà quale me. La Rotzmäller è ormai finita: non c'è più bisogno di lei. La getto a terra, spegnendola definitivamente con la mia scarpa destra. Poi, ricomincio ad osservarla, cercando i suoi occhi. E non solo: notavo diverse cose dalla mia posizione. Il suo body, stretto, attillato; quella coda bianca che, lunga, cadeva dietro la schiena, con sopra due imperiose orecchie bianche, attente a cogliere ogni minimo rumore; quel suo arco e quelle sue frecce che, nonostante la sua femminilità, lasciavano intendere che fosse una persona da cui stare alla larga. Forse, nei suoi occhi speravo di trovare quella decisione promessa da Seyman. Quel cinico sguardo votato solo al lavoro: uno sguardo come il mio. Mi apposto lì, a fissarla. D'altronde, ero abituato a lavorare nell'arco di diverse giornate: aspettare un minuto o due, il tempo necessario per accorgersi di me, non mi avrebbe certamente irritato.



    Milford Sound in New Zealand


    Tr3D1C1
    Corpo. illeso
    Mente. Sta aspettando; calmo; rilassato

    Note

    It's your turn, girl ;) !

     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Artificial Flower's Lullaby

    Group
    Member
    Posts
    9,697
    Reputation
    +9
    Location
    Il dojo del Nirvana

    Status
    Online

    I secondi passavano lenti, tranquilli, sciamavano assieme alla moltitudine che dallo zeppelin si incanalava nelle vie, diretto chissà dove. Gli occhi di Rebecca vagavano pigramente sulla folla, a volte seguendo per qualche istante una figura, prima di passare subito ad un'altra. Non intendeva trovare, ma farsi trovare; se il suo partner non era in grado di fare quella cosa tanto semplice, non l'avrebbe di certo considerato degno di cacciare con lei.
    Accavallò le gambe, mettendosi più comoda, e in quel momento una particella dell'immenso corpo di vite si staccò.

    Uh?
    Hai notato qualcuno?
    Forse...


    Un uomo, là in basso, l'aveva vista. Fin lì nulla di strano, erano in diversi ad aver alzato lo sguardo e ad aver trovato alquanto insolita la sua presenza. Alcuni abitanti di Viminalis conoscevano la White Rabbit, per fama o per averla vista in giro, quindi distoglievano lo sguardo e passavano oltre; altri fissavano, straniti o interessati, ma dopo aver visto che non si muoveva riprendevano il loro cammino.
    Poi c'era questo, un umano con la sigaretta in bocca e l'aria seria, anche se leggermente stanca. Forse un lungo viaggio, forse pensieri cupi, o forse...
    Forse altro.
    Anche lui la guardava, come molti, ma il suo era uno sguardo leggermente diverso. Più freddo, ma anche più deciso, più... Professionale. Non la stava guardando come un giovane comune guardava una donna-coniglio appollaiata su un tetto.

    È lui?
    È lui.


    Rebecca si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Lo sguardo era impassibile, fisso negli occhi del Cacciatore, una silenziosa comunicazione che voleva trasmettere il messaggio "Sì, sono io". Annuì, un movimento leggero del capo, poi si rimise in piedi; non intendeva scendere, laggiù c'era troppa gente. Reclinò la testa verso sinistra, e poi fece un piccolo scatto elastico, un'andata e ritorno che avrebbe forse portato il sicario a individuare, nell'angolo a sinistra, una scala a pioli appoggiata contro il muro.

    Questo era il secondo test, di livello leggermente superiore. Durante una caccia c'è poco tempo per parlare o mettersi d'accordo, e l'intesa tra i partner dev'essere basata su contatto visivo e ottima prontezza di riflessi, oltre che ad un'immediata comprensione l'uno dell'altro. Quello era il minimo indispensabile, se speravano di poter lavorare insieme.






    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: fa un cenno di mutua comprensione, e indica con la testa la scala appoggiata al muro, invitando Tredici a raggiungerla sul tetto

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: eccellente

    Stato Reby: interessata

    Stato Becca: in attesa di dati
     
    Top
    .
  5. Dyo.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Milford Sound in New Zealand

    Valutat1ons

    Il coniglio mi aveva chiaramente notato. Sembrava annoiata, abituata ormai ad aspettare un compagno che, credeva, non sarebbe mai arrivato. In un momento, ci troviamo con gli occhi. La fisso, aspettando che scenda. Aspetto. Aspetto ancora. Ed anche se la mia pazienza, la mia calma è tanta inizio ad essere impaziente. Ed ancora di più, irritato. Il coniglio, poi, annuì, con un movimento leggero, indistinto, quasi accennato per sfidarmi. Potevo cogliere benissimo l'aura di diffidenza e valutazione che la circondava, quasi ponderasse se io fossi un compagno alla sua altezza quando, invece, sarebbe stato più giusto se fosse accaduto il contrario. Lei doveva muoversi, lei doveva trovarmi e io dovevo limitarmi a valutarla. E a svolgere il lavoro. Nient'altro.

    l coniglio bianco si alza dal proprio riposo. Spera che la raggiunga sul tetto evidentemente, perché mi indica (con un cenno della testa ancor meno evidente rispetto a quando annuì) una scala in legno, a pioli. Mi sarei aspettato che, con la sua fisicità ed un'evidente agilità, si sarebbe gettata in piazza, cadendo da quell'evidente altezza. Poi, mi sono reso conto di sbagliare.
    Iniziai a credere che quella figura, quel coniglio non fosse altro che una scocciatura, forse un ibrido malriuscito abituato ad essere il protagonista in ciò che fa, viziata e riverita solo perché dimostrava un talento che altri non avevano. Che odio... l'odio provato per Seyman, che mi aveva promesso una cosa e, invece, era arrivato l'opposto; l'odio per il comandante dei guardiani del Viminalis, che non aveva abbastanza uomini capaci da affiancarmene uno; ma, soprattutto, l'odio verso le persone come lei, che possono definirsi solo con un aggettivo: morte. Sono le persone come lei che rendono un lavoro perfetto un ottimo lavoro. Sono le persone come lei con cui odio lavorare. Ma, purtroppo, la vita è questa. Ed io ho già finito la mia Rotzmäller...

    Se davvero voleva mettermi alla prova e continuare ad essere viziata, tanto meglio. Perché poi, quando ci sarebbe stato da sparare ed uccidere, sarei divenuto io quello che tirava le fila del gioco. Io l'avrei messa alla prova. Decisi, quindi, di farle assaporare leggermente l'aroma del comando, aggiungendo quel pizzico di stupore dettato dalle mie capacità. Voleva valutarmi? Bene. Lo avrebbe fatto.
    Sbuffo leggermente, vedendo quell'ibrido che attende la mia salita su quel tetto. Sarebbe stato molto più intelligente se fosse scesa lei giù dal tetto: d'altronde, passeggiare sulle tegole è il miglior modo per mandare all'aria un'operazione. Ma questo sarebbe arrivato dopo... Ora, scaldo i muscoli, rimanendo comunque passivo sotto il suo sguardo: rimanendo in piedi, con le gambe dritte ma già pronte per scattare. Poi, quando l'adrenalina creata le ha ben surriscaldate, scatto in avanti: un attimo prima ero lì; nell'istante dopo, ero confuso con il vento. Un leggero sibilo accompagnava la mia corsa. Presto, arrivai alla scala a pioli, nello stupore generale a causa di una violenta folata di vento improvvisa. La salgo alla stessa velocità. Quando arrivo sul tetto, smetto di correre e mi fermo: non voglio subito utilizzare tutte le mie capacità. Perciò, decisi di calmare l'adrenalina, metterla a riposo, per non smorzare subito il fiato e, soprattutto, continuare a camminare. Gli effetti collaterali, spesso, erano davvero devastanti. Ma per un così piccolo scatto non sarebbe successo nulla...

    Mi fermo lì, sopra il tetto e guardo quella pseudo maniaca del controllo, che credeva di avere in pugno me e l'operazione. Ma lei era solo una guida. Era qualcosa di obsoleto, obliabile, eventuale. Era un surplus in quell'operazione. E presto se ne sarebbe resa conto.
    « Andremo a piedi. E sulla terra ferma. Correre sui tetti è il miglior modo per essere scoperti, coniglietta. Mi chiamo Keldorm, Blake Keldorn. Tu sei ? »
    La guardo fissa negli occhi, mentre le dico queste parole. Poi, tiro su il braccio sinistro, per indicarle che doveva scendere per prima. D'altronde, era pur sempre una signora. Ed io ero pur sempre un sicario gentiluomo.



    Milford Sound in New Zealand


    Tr3D1C1
    Corpo. Leggero formicolio ai polpacci
    Mente. Calmo, rilassato

    Abilità

    Adrenaline: Double Acceleration. L'adrenalina che entra in corpo quando si spara, si uccide è qualcosa di assolutamente sconvolgente. Senti quel lieve tepore che ti pervade le vene, i sensi che si acuiscono, i riflessi più pronti. Diventi un superuomo pronto alla battaglia. L'adrenalina è ciò che mantiene vive le persone. E può essere addirittura un'arma letale. Infatti, concentrando l'adrenalina nelle gambe, Tredici è in grado di surriscaldarle, rendendole estremamente agili e svelte. Così, si potrà muovere al doppio della velocità normale, rendendo l'abilità estremamente utile negli inseguimenti, nelle fughe e, soprattutto, nelle sparatorie.
    [Tecnica: 5AP]

    Note

    Niente da dire: parte e usa la Double Acceleration per arrivare in cima al tetto in fretta. Poi, si presenta e chiede il nome a Becca.

     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Artificial Flower's Lullaby

    Group
    Member
    Posts
    9,697
    Reputation
    +9
    Location
    Il dojo del Nirvana

    Status
    Online

    Rebecca attese qualche istante, per vedere se l'altro aveva capito, e quando lo vide cominciare a muoversi si spostò dal bordo del tetto, cominciando ad avanzare al centro. Si aspettava che l'uomo fosse veloce, un sicario deve per forza esserlo, ma la rapidità con cui la raggiunse aveva dell'incredibile.
    Non l'aveva visto sparire, essendosi allontanata, ma un sorriso compiaciuto apparve comunque sulle sue labbra quando il giovane fece la sua quasi immediata comparsa.
    Sorriso che si congelò quando lo sentì parlare; non si tradì, non si mosse, semplicemente lo ascoltò e non smise di sorridere.

    Interessante...
    Mah. A me non piace.
    Tranquilla, ci parlo io.


    Avanzò di un paio di passi verso Blake Keldorn, avendo cura di ancheggiare quel tanto che bastava per non apparire né come una modella sul tappeto rosso, né come una comune donna di paese. La coniglia era raffinata, a suo modo, e ci teneva a farlo sempre presente a tutti.

    Rebecca Wunderbar si presentò, gli occhi sanguigni fissi in quelli di lui E non corriamo da nessuna parte se non mi dici prima chi e che cosa ci hanno assegnato stasera. Ti ho fatto salire perché nessuno guarda mai sui tetti, qui al centro si può parlare con calma. Solo un idiota spererebbe di trovare un po' di privacy giù in strada, dopo l'atterraggio di uno zeppelin.

    Con questo, non voleva certo dire che lui era un idiota. Figuriamoci. Era solo una puntualizzazione, no?
    Due test su tre li aveva superati, Reby non vedeva l'ora di cominciare a lavorare... E Becca di capire se avessero loro affiancato un partner degno di questo nome, per una volta.








    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: non si sposta, preferisce parlare sul tetto perché è più tranquillo

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: eccellente

    Stato Reby: favorevolmente impressionata dalla velocità, un po' meno dalla proposta

    Stato Becca: in attesa di qualcosa che le faccia capire meglio che tipo è Blake
     
    Top
    .
  7. Dyo.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Milford Sound in New Zealand

    Control

    L'irritazione. Che pessima compagna di lavoro...
    In tanti anni di uccisioni, contratti, squartamenti, sparatorie non mi era mai capitato di lavorare con una ragazza come quella. Escludendo da subito la parte psicologica, solo il suo guardaroba era semplicemente unico: quel body assolutamente attillato, quelle scarpe che lasciavano intendere la sua casta e quell'arco che, elegantemente, stava in equilibrio sulla sua spalla, memore di vite tolte ed estirpate. Quella ragazza era diversa. E, ancor di più, lo era psicologicamente. Credeva di avere il controllo, voleva ardentemente averlo ad ogni costo ed in ogni ambito della propria vita. Prima, quando la vidi e le mi fece cenno di salire sul tetto, non mi sbagliavo: il coniglio bianco è viziato. E fin troppo, anche.

    Evidentemente, la mia "esibizione" l'aveva anche divertita, poiché notai un leggero sorriso, seppur accennato, sul suo viso. Poi, quel frammento di felicità scomparve ad ogni mia parola, lasciando spazio solo alla delusione. Non mi interessava di averla delusa. Non mi interessava lei. Volevo solo finire il lavoro e salire su quello zeppelin il più velocemente possibile. E ci sarei persino riuscito se solo non mi avessero appioppato quella poppante (psicologicamente, si intende). La mia rabbia, il mio odio lo sfogo nei miei pensieri, mentre lei sfoga se stessa ancheggiando verso di me, dimostrando un atteggiamento elegante in un gesto poco fine. In quello, è vero, aveva classe... Ma per il resto...

    Il suo tentativo di controllo sull'operazione ci stava ancor di più rallentando. La sua volontà di non sottostare alle mie regole, a quelle di un Cacciatore proveniente dal primo anello, era ferrea. Avrei pur sempre potuto ordinarle di non fare storie, mettersi una calza in bocca e mostrarmi semplicemente la strada; io, poi, avrei fatto il resto. Ma lei voleva essere la principale interprete, il protagonista della favola, quella che uccide il cattivo: la principessa che diventa eroina. Potevo concederglielo, ma ancora per poco. Ancora per poco...

    Non feci caso né alla parola idiota, né al suo tono particolarmente accentuato, ovvero quello di una dominatrice. Non mi fregava cosa faceva con i suoi uomini, con i suoi amanti o con i suoi schiavi ma, con me, quel tono avrebbe fatto una brutta fine. Le lascio esprimere tutta se stessa, fino in fondo, continuando ad essere un gentiluomo. Poi, è il turno di replicare.
    « Ti serve solo sapere che dovremo trovare e torturare un nemico del Magisterium, un eretico. Poi, ammazzeremo i suoi amici. Questo è tutto. »
    Non sorrido mentre le dico queste esatte parole, né mi lascio sfuggire qualche colpo di tosse dovuto all'astinenza da fumo. Mi limito a guardarla, a fissare quegli occhi scarlatti, iniettati di tutto il sangue tolto dai corpi altrui.
    « Effettivamente, è un lavoro che posso fare anche da solo. Quindi, signorina Wunderbar, se vuole ulteriori chiarimenti sulla questione, è meglio che mi segua. »
    Il tono pacato e distaccato di quest'ultima affermazione volevano dirle che, io e lei, non eravamo amici e non lo saremmo mai stati. io e lei eravamo colleghi. Niente di più, niente di meno. Era vero che potevo benissimo svolgere quel compito da solo, ma Seyman è un uomo che desidera, anzi vuole, che i suoi ordini vengano eseguiti: ogni suo ordine. Se Seyman diceva te la devi trombare, io avrei dovuto trombarmela. Se Seyman diceva di ucciderla, lei sarebbe morta. Se Seyman diceva devi lavorare con lei, io dovevo lavorare con lei. Tuttavia, ciò non è servilismo, né paura: è solo una forte coscienza di chi si sta parlando. E Seyman non era un uomo contro cui andare.

    Scendo la scala a pioli, fregandomene se quel coniglio mi stava seguendo o no. Le avevo dato un ultimatum: preso o no, non mi interessava. E se mi fosse venuta dietro, con le sue gambe ancheggianti e le sue orecchie bianche (ovvero perfetti strumenti per non passare inosservati) non mi sarei opposto. Ma io avrei avuto il controllo su tutto.





    Milford Sound in New Zealand


    Tr3D1C1
    Corpo. Leggero formicolio ai polpacci
    Mente. Calmo, rilassato

    Note

    Nothing.

     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Artificial Flower's Lullaby

    Group
    Member
    Posts
    9,697
    Reputation
    +9
    Location
    Il dojo del Nirvana

    Status
    Online

    Ci sono persone "vaso", e persone "lama"; ciò non dipende dall'orientamento o la dotazione sessuale, come vorrebbero far credere certe simbologie antiche, bensì dall'indole e la disposizione d'animo dei singoli individui.
    Rebecca e Blake erano due "lame", che messe l'una in contatto con l'altra avrebbero generato scintille, si sarebbero scontrate, finanche affrontate. Questo la coniglia lo capiva bene, e una parte di lei era deliziata dalla cosa, un'altra decisamente più infastidita.

    Ma possibile che non ci possano affiancare uno decente, una volta ogni tanto?
    Beh, che ti frega? Alla peggio, finito di lavorare, può diventare una bella preda!
    Sì, certo... Però è una seccatura, lo riconosci anche tu, no?
    Questo è lavoro, Becky. Stai tranquilla, me la caverò perfettamente.


    Le direttive arrivarono: trovare e torturare un nemico del Magisterium. Basta. Null'altro. L'uomo teneva in mano un dossier dall'aspetto polposo, e non voleva dirle nulla che non fosse una sequenza di parole trasudanti sicurezza di sé e fastidio per la sua presenza.

    Pare ci sarà da divertirsi, dunque rispose con un ghigno. Non specificò altro, probabilmente il farlo avrebbe portato conseguenze poco piacevoli.
    Blake si avvicinò alla scala a pioli e cominciò a scendere; peccato, le sarebbe piaciuto vedere di nuovo la super velocità in azione, ma si augurò che altre occasioni si potessero presentare nel corso della caccia.
    Lei si portò fino al bordo del tetto, diede un'occhiata di sotto, e quando vide che non c'era nessuno in quel momento spiccò un salto, atterrando pochi istanti dopo con grazia e morbidezza. Girò appena la testa verso Blake e con un sorriso ghignante lo invitò a passarle davanti.

    Faccia strada, signor Keldorn. La seguo.








    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: hop! Tutti giù che si parte

    Trucchetti: Zampa portafortuna [Talento, 10 AP]
    Le unghie ci sono, la forma pure... Vogliamo davvero credere che gli amorevoli papà genetisti di Rebecca non abbiano reso quelle belle zampe lunghe anche capaci di saltare come i veri conigli? La fanciulla non ama saltellare, ma quando ce n'è bisogno è in grado di generare una spinta che può portarla a raggiungere anche i 7 metri di altezza, o i 4 nel caso di salto in lungo. Questo rende i muscoli delle sue gambe incredibilmente resistenti, più compatti della norma, in grado quindi di costituire interessanti armi da contatto. I conigli scalciano, non lo sapevate?

    Stato Rebecca: eccellente, quel salto non era impegnativo

    Stato Reby: "sto lavorando, fuck everything else"

    Stato Becca: "umh 'sto tizio mi da' sui nervi"
     
    Top
    .
  9. Dyo.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Milford Sound in New Zealand

    Str33t

    Fortunatamente, la coniglia sembrava aver recepito forte e chiaro il messaggio. Mossi pochi passi, mi salta davanti, cadendo dall'altezza completa del tetto. Eppure, le sue gambe non ne risentivano e neppure sembrava provata emotivamente. Rebecca Wunderbar doveva essere una donna dalle mille e una sfaccettature. Doveva essere intrepida, arrogante e, anche, parecchio stronza per come si muoveva. le sue gambe sinuose, ancheggianti, intendevano una determinata cosa: che la Wunderbar apparteneva a quella stretta cerchia di persone che si crede qualcuno, che fissano le persone di caste inferiori esattamente come si guarda una merda. Quell'atteggiamento era stupido e, sopratutto, non faceva bene alla salute. Di entrambi.
    Comunque, atterratami davanti mi offrì (addirittura) di farle strada. Io colsi la palla al balzo, traendo beneficio da ogni sua eventuale concessione. Ovvero, da ogni suo mancato tentativo di avere il controllo. Facciamo pochi passi, tra la gente del Viminalis, impegnata ad arrivare ed a partire. Inizio con le mie solite domande, quelle che ci si aspetta quando si fanno lavori complicati come questo. Domande che, spesso, la gente non vuole sentire o a cui non vuole rispondere. Era arrivato il mio momento di valutare.

    « Domando scusa per il mio comportamento poco rispettoso che le ho riservato prima, signorina Wunderbar. Sa la stanchezza per il viaggio... Comunque, mi scuso in anticipo per le domande che le sto per fare. Purtroppo, devo capire con chi sto lavorando e quando posso fare affidamento sulla mia collega. »
    Le parlo mentre cammino, tenendo lo sguardo fermo sulla strada e sulle persone. mi giro verso di lei solo per l'ultima frase, sottolineando con i miei occhi neri l'ultima parola, quel "collega" che sapeva di ironia e verità. Poi, ricomincio a guardare avanti. E le prime domande arrivano.
    « Il suo arco lascia intendere che sappia usare un'arma, quindi salto la prima domanda. Poi, ha disturbi psicologici o disequilibri che potrebbero intralciare la missione? Se è così le prego di parlarmene. Inoltre, vorrei chiederle in che cosa lei si ritiene specializzata: i miei contatti mi hanno detto che posso cantare su di lei... Desidererei sapere quando potrò contare sulle sue capacità... »
    Poche domande che, però, necessitavano di risposte. Avrei ascoltato con calma, qualsiasi cosa il coniglio avrebbe detto.
    « Infine, desidererei usufruire delle sue conoscenze del luogo: potrebbe portarmi alla Chiesa di Nostra Santissima Luce? »



    Milford Sound in New Zealand


    Tr3D1C1
    Corpo. Leggero formicolio ai polpacci
    Mente. Calmo, rilassato

    Note

    Eh eh :D.

     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Artificial Flower's Lullaby

    Group
    Member
    Posts
    9,697
    Reputation
    +9
    Location
    Il dojo del Nirvana

    Status
    Online

    L'insolito duo prese quindi a lavorare, o perlomeno, a iniziare a lavorare seriamente. Blake voleva cominciare con il conoscere Rebecca, e dopo aver addotto alcune scuse decisamente poco sentite, colpì dritto e preciso con diverse domande a cui probabilmente la coniglia non avrebbe risposto sinceramente nemmeno sotto tortura.

    Secondo te qualcuno gli ha detto qualcosa?
    Impossibile. Nessuno sa di noi.
    Avrà tirato ad indovinare. Meglio.


    Gli lanciò un'occhiata, valutandone gli occhi e l'espressione del viso; pareva... Fredda, scostante. Avevano una cosa in comune, entrambi non volevano essere lì e lo stavano dimostrando pienamente. Ma Rebecca doveva inventarsi qualcosa, dunque riportò gli occhi sulla strada e prese a rispondere quietamente alle domande di Blake.

    Esatto, sono abbastanza esperta nel tiro con l'arco, ma me la cavo anche nella lotta corpo a corpo.

    Mostrò il dorso della mano, muovendo le dita unghiate. Aveva rifatto l'affilatura quel giorno, erano pronte e lucide.

    Queste sono particolarmente taglienti. Posso lacerare la carne e aprire un costato a mani nude, se occorre. Come ha notato, poi, sono particolarmente predisposta al salto e sono dotata di un certo "charme", casomai ci fosse da trattare "pacificamente"...

    Parlava con voce pacata, neutrale, come se stesse esponendo le caratteristiche di un attrezzo. In effetti, quando si trattava di lavoro il suo stesso corpo era un attrezzo, uno strumento utile ed efficace che le obbediva. Passò poi alla parte psicologica; poiché il suo sdoppiamento non avrebbe influito in alcun modo sulla missione, non si poteva nemmeno considerare una menzogna quello che decise di dire al sicario.

    Mi dicono che sono lunatica, violenta e maniaca del controllo aggiunse rivolgendogli un amabile sorriso Ed estremamente perfezionista. Ma per chi lavora bene, non mi intralcia e non fa il coglione sono la compagna perfetta concluse sorridendo ancora, e tornando a guardare la strada.

    Ho dimenticato qualcosa?
    Forse "stronza" e "ma tu mi pari un coglione quindi finirà male"?
    Ahah, molto spiritosa. Ho capito che non ti piace, Becca, facciamocelo andare bene!
    Non potevamo portare Hamelin?
    Ne abbiamo già parlato. È presto, e questo è lavoro. Nostro, non suo. Ok?
    Uff...


    La chiesa non è molto lontana; mi segua, tagliamo per di qua disse ad un certo punto, arrivati ad un bivio che portava o nel centro abitato, o verso i campi. Rebecca si diresse sicura verso destra, lontana dalla gente, e una volta che la marcia fu ridirezionata piantò di nuovo i suoi occhi rossi verso quelli di pece di Blake.

    Lei, invece? Vorrei rivolgerle le stesse domande... E magari se mi potesse fornire dettagli ulteriori sul nostro obiettivo le sarei grata. Lei ha ricevuto il dossier: dobbiamo aspettarci un eretico pericoloso, con degli amici potenti, oppure è il solito secchioncello sfigato che se la fa sotto non appena vede arancione o rosso?

    Gliene erano capitati fin troppi; di alcuni, per carità, riconosceva il valore. Eccellenti studiosi, anarchici, bardi, rivoluzionari. Ma quelli più bravi non si facevano catturare, e quelli più scarsi non si facevano torturare troppo a lungo, perché tendevano ad impazzire o morire prima.
    Sapere che questa notte avrebbe cacciato qualcuno di più soddisfacente l'avrebbe aiutata a sopportare la presenza di Blake... E le risatine di sottofondo di Becca, che trovava estremamente divertente Reby che dava del lei e faceva la professionale.








    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: risponde, e restituisce la palla-domande al mittente

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: eccellente

    Stato Reby: focalizzata sul compito

    Stato Becca: divertita dalla finzione di Reby
     
    Top
    .
  11. Dyo.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Milford Sound in New Zealand

    S3cr3ts 3t Sav11

    La Wunderbar rispose con una calma ed un contegno degni di una professionista mostrandosi fredda e distaccata ad ogni mia domanda, ad ogni sua risposta. Le mie domande, oltre che per ottenere delle risposte, servivano anche per valutare la stabilità psicologica e le capacità di improvvisazione, due doti fondamentali nel nostro lavoro. Il riuscire a trovare le parole esatte per rispondere a domande così delicate era ammirevole. E la Wunderbar, evidentemente, non era il solito peso morto che mi affidavano quelli dei piani alti.
    Le sue varie parole, unite in un unico complesso, intesero una professione che, in quel momento, mi sarebbe stata molto utile. Il particolare non richiesto delle unghie (poiché avevo tralasciato la domanda sulla capacità di utilizzare delle armi) sottointese la sua voglia, la sua volontà di parlarmene, di aggiungere quel misero dettaglio che, seppur involontariamente, mi fece intravedere la sua professione: Rebecca Wunderbar, il coniglio bianco, era una torturatrice. E, in quell'attimo, continuando a guardare avanti, sperai che fosse una delle più brave. Solo così avrebbe potuto essermi utile.

    Successivamente, mi illustrò i suoi vari vizi, la sua lunaticità, la sua violenze e, cosa che mi rese più compiaciuto, il suo amore per la perfezione. Forse, io e Rebecca Wunderbar, saremmo andati d'accordo. Molto d'accordo. Comunque, le sue capacità di orientamento erano davvero utili in quel momento. Senza di lei, avrei impiegato diversi minuti per trovare il vicolo giusto. Già, il vicolo. Perché non era la chiesa che stavo cercando...

    Monsignor Brownye era un uomo religioso, apparentemente. Gli piaceva crogiolarsi nei benefici che un sacerdote poteva ottenere, mostrando all'intero cerchio la facci di un uomo devoto e fedele al sistema. In realtà, quel prete dai capelli scompigliati e brizzolati, con quella barba misteriosamente ancora nera e che seguiva tutto il perimetro della bocca, era marcio dentro. Era profondamente legato alla sua immagine e, ancor di più, ai suoi vizi. I suoi pomeriggi, soprattutto, erano contornati da dolci e dolcissimi piaceri carnali, ai quali il prete si dedicava con estremo piacere. Sapevo che i pomeriggi di tutti i giorni li passava per le strade di Viminalis, come un'ombra che ha paura e terrore di tutti, nell'eterna preoccupazione di essere visto o seguito. Si concedeva alle attenzioni di donne non proprio pie e parche, presenti un pò ovunque nella città. Le funzioni del pomeriggio, se ve ne erano, erano affidiate ad altro sacerdote, che presenziava assieme ai chierici. Chierici che, poi, venivano seviziati a turno dallo stesso Brownye, al ritorno dalle sue particolari spedizioni pomeridiane, in cambio di regali o soldi. Tuttavia, l'aspetto che più mi interessava del prete era il uso lato buono, quello votato all'eresia e alla rivoluzione. Stando al depliant, Brownye aveva amici potenti. Molto potenti, e provenienti dai livelli più bassi di Utopia. Si incontravano ogni sera in un posto di verso: nei verdi prati o giardini un giorno, in una capanna abbandonata in una altro e, persino, in un locale malfamato, uno dei pochi presenti nel Viminalis. Monsignr Browye era, a tutti gli effetti, un vero sostenitore dell'AntiSistema, ovvero quella corrente che spinge uomini e donne contro il governo di Utopia. Mi piaceva chiamarla così, la rivoluzione. Ma, in fondo, io non ero preoccupato. D'altronde, c'è sempre bisogno di un sicario. Semplicemente, avrei cambiato nominativi e tipologie di bersagli, passando dagli eretici ai sacerdoti in fuga. Chissà, forse un giorno avrei persino dovuto uccidere Seyman. O, forse, sarebbe stata la Wunderbar. Poiché, in effetti, erano le persone come lei a trarne meno beneficio da una rivoluzione...

    Monsignor Brownye era puntualissimo, anche quel giorno. Prendeva sempre, secondo il fascicolo, una delle tante viuzze che passavano inosservate, nascoste ed evitate dai più. Eccolo lì, che sta arrivando verso di noi, con il suo piccolo passo svelto e la sua schiena leggermente ingobbita, oltre che, ovviamente, al breviario tenuto nelle mani ed alle possenti rughe che ne marcavano il viso. Dovevo agire in fretta, pensare in fretta, mentre il coniglio bianco non si era neppure resa conto dell'uomo che arrivava. Con i suoi occhi rossi, vuole fissare i miei, in attesa di risposte. Ma io devo agire in fretta ed inventarmi qualcosa per passare inosservato... Forse qualcosa, anche se tremendamente inopportuno, ce l'ho. E, purtroppo, non vedo altra soluzione.

    « Stia al gioco, Rebecca. »
    Senza nemmeno accorgermene uso il suo nome di battesimo, risultando tremendamente inopportuno e non professionale. Tento, intanto, di spingerla contro il muro, sperando che capisca che fa tutto parte della nobile arte dello spionaggio e del pedinamento. Mi auguro che, finalmente, il muro le dia l'illuminazione esatta, quella giusta, affinché capisca che il nostro obbiettivo è più vicino che mai. Spero questo mentre, per passare inosservato, avvicino le mie labbra alle sue, cercando di toccarle, tendo il suo mento tra il mio indice ed il suo pollice, e tirando il suo viso verso il mio. Un bacio leggero e fugace, che simuli quello delle persone davvero innamorate ma, risultando infine, un semplicissimo bacio a stampo. Sperando che Rebecca Wunderbar capisse, ovviamente. Intanto monsignor Brownye sarebbe passato esattamente dietro le mie spalle e se la Wunderbar avesse tenuto gli occhi aperti, o anche solo socchiusi, l'avrebbe visto passare mesto e, tuttavia, già eccitato. E, probabilmente, in quel momento avrebbe capito.

    Signorina Wunderbar, è tempo di valutare le sue qualità di improvvisazione. Le scuse sono rimandate a dopo.



    Milford Sound in New Zealand


    Tr3D1C1
    Corpo. Leggero formicolio ai polpacci
    Mente. agitato, impegnato a passare inosservato.

    Note

    Lulz. Anzi, stra-lulz xD

     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Artificial Flower's Lullaby

    Group
    Member
    Posts
    9,697
    Reputation
    +9
    Location
    Il dojo del Nirvana

    Status
    Online

    Rebecca attendeva risposte, in un certo senso le pretendeva dato che lei aveva avuto la cortesia di fornire dati personali non richiesti. Tuttavia, mentre guardava Blake e aspettava che parlasse, gli occhi dell'uomo si focalizzarono su un punto ben preciso.
    La coniglia spostò lo sguardo a sua volta, individuando la figura di un sacerdote con il suo libro in mano e la camminata ingobbita. Sapeva che era quello della chiesa verso cui stavano andando, anche se non ricordava il nome; per fortuna, essere Guardiani esulava dall'obbligo sociale di andare in chiesa regolarmente, e la Wunderbar si era ben guardata dallo sprecare ore ad ascoltare le ciarle di un buffone vestito di rosso.

    Che sia lui il nostro obiettivo?

    A quanto pareva sì, dato che Blake le sibilò di stare al gioco. E dopo una frazione di secondo, durante la quale la sua mente divisa si preparò all'azione, l'uomo la spinse contro il muro e la baciò.

    UUUUUUUGGGHHH. Ma a che razza di gioco stava pensando?
    Shush, almeno s'è lavato i denti e ha evitato la lingua. Lasciami lavorare.


    Era tentata dal far pentire amaramente Blake di averla toccata. Becca premeva perché il loro charme, di cui era stato avvisato prima, venisse messo in gioco in modo da far surriscaldare un po' il caro Blake e le sue labbra tanto professionali. Ma Reby si trattenne; non era una buona idea ostacolare un collega, avrebbe avuto tempo in futuro, eventualmente, per vendicarsi e divertirsi. Se ne avesse avuta voglia.

    Socchiuse gli occhi e non staccò la bocca da quella di Blake; alzò le braccia, e puntò ad appoggiargliele lievemente sulle spalle, in modo da usarle come copertura per non far vedere che, nonostante l'apparente passione ed impeto, i due erano emotivamente coinvolti tanto quanto due schegge di granito.
    Le sue pupille, però, non perdevano di vista Monsignor Seymour, che stava loro passando di fianco. Rebecca alzò il bacino, andandolo a posizionare velocemente contro quello di Blake, e facendo questo notò come l'espressione dell'ecclesiastico era cambiata. Prima le rughe delimitavano un volto serio, concentrato; adesso i suoi occhi brillavano per la lussuria, e non si staccavano dalla giovane coppia di (puah!) amoreggianti.

    Rebecca sogghignò; Blake avrebbe potuto sentirlo bene, ma non vedere l'occhiolino che venne fatto in direzione del vecchio. Un gesto sensuale, accattivante, una sorta di invito ad unirsi a loro.
    Il collare arancione era nascosto dalla combinazione delle braccia e delle spalle di Blake, non avrebbe potuto vederlo se non in un secondo momento... Quando sarebbe stato troppo tardi.


    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: sta al gioco, e invita con un occhiolino il bersaglio a giocare con loro

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: eccellente

    Stato Reby: tranquilla, focalizzata sul lavoro

    Stato Becca: infastidita e un po' schifata
     
    Top
    .
  13. Dyo.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Milford Sound in New Zealand

    S3x P1stols

    La Wunderbar si stava dimostrando sempre più brava, sempre più degna di essere chiamata collega. Pur capendo i miei intenti, evidentemente (e fortunatamente) troppo freddi per essere fraintesi, La coniglia si lasciò cullare tra le mie labbra e le mie braccia, rispondendo al fittizio bacio. Il prete mi stava passando proprio dietro quando ci vede nel nostro passionale seppur non voluto contatto. La Wunderbar portò le proprie braccia sulle mie spalle, nascondendo tutto il mondo di odio reciproco e noia che era intorno a noi. Per ogni secondo di contatto con quelle labbra maledicevo me stesso mille e mille volte per non aver pensato a qualcos'altro. Eppure, sento il suo calore contro il mio e sento che, forse, tutto andrà per il meglio; sento che tutto andrà liscio. Sento che questo sarà un altro lavoro perfetto.
    La Wunderbar è brava, forse fin troppo, nell'amoreggiare. Infatti, sento che il suo bacino spinge contro il mio, attirando l'attenzione lussuriosa e sognante del porco alle nostre spalle. Le nostre pose, il nostro contatto, stava andando troppo oltre. Avrei dovuto fermare presto quella farsa.
    Poi, sento la coniglia che ride, sogghigna sulle mie labbra, probabilmente vedendo quel prete vestito in rosso che sogna cose che, solo teoricamente, non dovrebbero neanche scalfirlo, interessarlo. Per un attimo ho paura che la nostra copertura salti, poiché il uso collare arancione è estremamente evidente anche nell'oscurità della notte. Mi sposto leggermente, dopo aver calcolato la probabile posizione del parroco, per nascondere quell'accessorio estremamente compromettente. Un eretico che vede un guardiano non è mai contento. Mai.

    Ti prego, Wunderbar. Stai concentrata.

    Decido in quell'istante di terminare quella farsa. Così, con la poca luce dei lampioni e con il favore del silenzio, mi stacco improvvisamente da quel contatto che, seppur inopportuno, si era rivelato utile. Ora avevo l'occasione perfetta per catturare quell'uomo, il mio bersaglio. Dopo essermi staccato, prendo Cassandra, la mia pistola, e la punto contro la fronte del parroco, ponendo ferro e carne a stretto contatto. Brownye, che intanto stava sognando di unirsi a noi, si ritrovò con una spiacevole sorpresa. Le sue rughe si erano contorte in un'espressione di terrore mista a smarrimento. Inoltre, avevo il bersaglio a stretto contatto ed era impossibile che mi sfuggisse vivo. Probabilmente, un urlo avrebbe squarciato la notte di Viminalis se non fosse che premetti con più forza la pistola contro la sua testa e, con l'altra mano, drizzai un undice che si posizionò davanti alle mie labbra, le stesse che prima baciavano la mia collega, e sulla punta del mio naso: silenzio. Ecco cosa gli avevo ordinato. Brownye risponde all'intimidazione in maniera positiva, risparmiandomi di sprecare un colpo (non che fosse un problema). Quell'uomo, troppo sorpreso per parlare o urlare, aspettava un verdetto, ancora scosso per essere stato scoperto e catturato durante una delle sue poche gite notturne. Nella notte, iniziai a parlare io, mentre dietro di me Rebecca si stava, forse, ricomponendo o, più semplicemente, pulendo le labbra.

    « Monsignore, spero che non le dispiaccia venire con noi. Dica solo una parola e le pianto un proiettile in testa. »
    Quell'uomo era troppo attaccato alla vita per sacrificarsi per i suoi compagni. E questo lo sapevo troppo bene. Noto già il suo sudore freddo, le piccole gocce che scendono lungo il suo cranio e, alcune, bagnano persino Cassandra, irritandomi pesantemente. Ora, avrei chiesto alla Wunderbar di svolgere il suo lavoro, ponendo tutto nelle sue mani. D'altronde, lei era di quella zona, non io.
    « Camilla, portaci in un posto isolato, dove nessuno possa vederci e dove potremo parlare con il caro monsignore. »
    Sposto il mio sguardo sulla Wunderbar che, probabilmente, si stava chiedendo perché l'avessi chiamata così. Di certo non era un vuoto di memoria. Avevo la netta sensazione che non avrebbe capito del mio intento di proteggerla, poiché quell'uomo era si infido ma, a volte, un nome è più utile di un intera armata. La Wunderbar era la mia collega</i, nel bene e nel male. Ed io, per quanto fossero stati inetti i miei partners, non ne avevo mai perso uno. Intanto, Brownye era rimasto fermo ed immobile.
    Ci saremmo mossi seguendo la coniglietta. Io avevo già rimesso nella fondina la mia Cassandra, mentre il parroco era così furbo da non iniziare ad urlare subito. Sapeva che quelli che aveva davanti erano <i>sicari
    . E che presto, volente o nolente, avrebbe urlato per il dolore. COn la Wunderbar che decideva strada e percorso, io mi sarei tenuto vicino al prete, affinché non iniziasse a correre o a chiedere aiuto. In quel momento, pensando al lavoro che veniva compiuto, mi venne in mente il progetto di quell'uomo, andato in fumo così miseramente in pochi attimi.

    Niente sesso per te oggi, monsignor Brownye.



    Milford Sound in New Zealand


    Tr3D1C1
    Corpo. Leggero formicolio ai polpacci
    Mente. Concentrato.

    Note

    Eccoci :D lo abbiamo catturato. Ora decidi tutto te. Stiamo andando più veloci perché ci sono due persone che ci aspettano xD,

     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Artificial Flower's Lullaby

    Group
    Member
    Posts
    9,697
    Reputation
    +9
    Location
    Il dojo del Nirvana

    Status
    Online

    La finzione viene interrotta così di scatto come è stata cominciata. Meno male, i finti conati con annessa risatina di Becca cominciavano ad essere ripetitivi; a Blake non pensava affatto, non preoccupandosi della resistenza fisica e del suo essere un maschio sano e sensibile ai feromoni.
    Mentre il suo collega si preoccupava della parte intimidatoria, che riuscì perfettamente nel suo intento, Rebecca si staccò dal muro e si leccò le labbra; l'essere in parte coniglio portava le sue ghiandole a produrre poca saliva, quindi quando ce n'era più del solito era sempre lesta nell'approfittarne.
    Si avvicinò al sacerdote grondante sudore e paura, e gli sorrise amabile, mostrando le due fila di denti bianchissimi. La cosa lo fece tremare ancora di più, perché vide finalmente il collare di pizzo arancione, e se ancora gli erano rimasti dubbi sulla conclusione della serata, ebbene, erano appena stati inghiottiti dal sorriso di Rebecca.
    Blake l'aveva chiamata Camilla, e le aveva chiesto di portarli in un luogo appartato. Lei non si crucciò più di tanto sul perchè o il percome, qualsiasi precauzione era ben vista e qualsiasi protezione non richiesta. Si limitò a guardare l'uomo, e ad annuire.

    Subito! trillò con voce gaia, andando poi a rivolgersi al prete con tono fintamente rammaricato Mi spiace, quella era una festa privata, ma dove stiamo andando lei sarà l'ospite d'onore.

    Suggerimenti?
    Il vecchio deposito di rottami dovrebbe andare bene.
    Quello dove smantellano i golem? Ottimo.


    Prese quindi a camminare davanti a loro, mostrando la sua codina bianca che usciva dagli attillati pantaloni a vita bassa. C'era da dire che, per essere uno che stava andando al proprio macello, Monsignor Seymour poteva godere di una vista davvero privilegiata. Rebecca emanava sensualità semplicemente respirando, vederla camminare e ancheggiare con tutta quella grazia poteva essere un buon ultimo desiderio che veniva esaudito.
    La passeggiata non durò a lungo, al massimo una decina di minuti; avrebbe potuto essere più breve, ma la coniglia aveva scelto di prendere strade e vicoli più appartati, e infatti non incontrarono nessuno. Giusto un paio di topi, che corsero via non appena videro il terzetto avvicinarsi. Rebecca distolse lo sguardo, come infastidita; non poteva più guardare i ratti con gli stessi occhi, adesso.

    Eccoci qua annunciò infine, non senza una certa soddisfazione; l'edificio scelto era isolato dal centro abitato, la cui prima casa distava almeno un chilometro e mezzo, e quindi nessun tipo di urla sarebbe stato sentito. I muri erano spogli, c'erano solo due piccole finestre a circa un metro da terra e ciascuna a un metro e mezzo dalla porta d'ingresso, e un grande spiazzo davanti alla casa era occupato da una fossa piena di liquame scuro.
    Rebecca si avvicinò alla porta, la saggiò cautamente, poi procedette con l'apertura: estrasse una freccia dalla faretra e la conficcò nella sottile intercapedine tra maniglia e stipite, finché non sentì che la serratura cedeva leggermente, andando a soffrire per la pressione. Era un meccanismo vecchio, che con un po' di lavoro avrebbe ceduto...
    ...Ma Rebecca non era nota per la sua perseveranza, né per i suoi modi dolci.
    Si allontanò di mezzo passo, lasciando la freccia lì dov'era, poi alzò la gamba destra e sferrò un potente calcione alla porta, sotto la maniglia. Questa, non troppo resistente di suo e già provata, cedette totalmente e lasciò il passo al trio, che così poté entrare e ammirare l'arredamento.
    Essendo un magazzino di smantellamento, l'ambiente era alquanto polveroso, pieno di trucioli, pezzi di roccia di varia forma, attrezzi, e resti fatti a pezzi di golem più o meno vecchi. C'era uno sgabello, vicino ad un banco da lavoro, e Rebecca vi si diresse a passo svelto. Lo prese, mentre Blake conduceva il prigioniero all'interno e probabilmente si ricordava di chiudere la porta, e lo andò ad appoggiare al centro della stanza.

    Prego, prego, il nostro ospite d'onore deve avere anche il posto d'onore esclamò, con il sorriso che si tramutava lentamente in un ghigno, deformando i bei tratti del suo viso perfetto. Stava per cominciare la sua parte preferita, sentiva quasi le unghie fremere... E il terrore negli occhi di Brownye lasciava intuire che non sarebbe durato molto a lungo.








    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: seguono il coniglio bianco fino ad un posto isolato, dove si prepara l'inizio della festa

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: eccellente

    Stato Reby: freme per cominciare

    Stato Becca: attende, a tratti sbadiglia
     
    Top
    .
  15. Dyo.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Milford Sound in New Zealand

    Conc3ss1ons

    Come nella sua tana, il coniglio bianco si muoveva con astuzia e agilità. E con una buona quantità di tentazione e sensualità. La Wunderbar ci camminava davanti: mentre io ostentavo sicurezza, cercando di non guardare quella coda bianca e, oltre, le due natiche che si muovevano a destra e a sinistra, Brownye si consolava con quel bel vedere. In fondo, eravamo entrambi maschi. Più volte, però, dovetti minacciare il parroco, facendogli sentire la presenza della mia mano sulla sua schiena, che spingeva violentemente per farlo camminare più in fretta. Cammina. Cammina verso la tua morte. Questo stavo dicendo. Non avemmo problemi di alcun tipo: la Wunderbar aveva saggiamente decido un percorso ben appartato, un intrico di vicoli e svolte che non ci fecero incontrare nessuno, tranne qualche topo. La Wunderbar sembrò non apprezzare quella vista, forse schifata: distolse lo sguardo, nascondendolo verso il pavimento. Non impiegammo tanto prima di arrivare nei pressi di una struttura che, dal suo stato, sembrava essere un magazzino abbandonato.

    Quel luogo, isolato dal resto del cerchio e del mondo, sembrava essere stato costruito apposta per quella sera. Sembrava esistere per accogliere sul proprio pavimento il sangue di quell'uomo, di quel pervertito. Il liquame scuro davanti all'ingresso sembrava poco invitante e l'oscurità generale della notte non contribuiva a renderlo più piacevole ala vista. Poche finestre e mura decadenti. Da quel luogo, Brownye non sarebbe uscito. Vivo, almeno. La Wunderbar saggiò quella porta, decadente quasi quanto il resto dell'edificio. Poi, estrasse dalla feretra una freccia, conficcandola tra muro e porta, nella sottile intercapedine che poteva scassinare quella malandata serratura. Accucciatasi leggermente, il pom pom bianco che usciva dai suoi pantaloni attillati attrasse la curiosità del parroco e, per un attimo, anche la mia. Poi, la Wunderbar spalancò la porta di casa con un sonoro calcio, che sbriciolò e tranciò il ferro arrugginito ed il legno marcio. Quella porta era stata distrutta da quella donna. E presto, lo sarebbe stato persino un uomo. Alla faccia del silenzio.

    Entriamo entrambi e, finalmente, posso far prendere aria a Cassandra. La Wunderbar, intanto, ha preso uno sgabello, piazzato al centro dell'edificio. Brownye viene strattonato dal mio braccio, che si muove da solo, e viene a forza messo a sedere. Poi, torno sui miei passi e chiudo la porta, controllando che non vi sia nessuno nei paraggi. Niente. Solo la tetra oscurità. Un'importantissima amica.
    Cassandra brilla grazie ai pochi raggi di luce che entrano dalle due finestre. Brownye la vede e rimane sconcertato per un attimo. Poi, trova delle parole che non mi sarei aspettato da uno come lui. Chissà, forse aveva una dose di coraggio in boccetta.
    « Se fossi in voi uscirei da quella porta, canaglie! Non sapete chi sono io! Voi non sapete di chi sono amico! »
    Brownye parlava con la sua voce acuta e stridula, poco sintonizzata e propria di un corpo ed una faccia come i suoi. Le sue rughe erano pregne di liquido biancastro, mostrando un sudore grasso di paura e calorie. Cassandra è nella mia mano la accarezzo con il mio pollice. Il suo freddo metallo mi racconta e mi dice di premere il grilletto, di farlo da un momento all'altro. Poi, però, mi ricordo che la Wunderbar sembrava parecchio felice quando eravamo arrivati, come se non aspettasse nient'altro dall'inizio della serata. Non voleva farlo intendere, ovvio. Ma so riconoscere il desiderio di sangue negli occhi delle persone; e lo so fare fin troppo bene. Mi avvicino alla Wunderbar e cerco di sussurrarle qualcosa nel suo orecchio sinistro. Era peloso e bianco e risplendeva di luce propria immerso in quel tetro grigio e nero.
    « Lo lascio a te. Io controllo che non arrivi nessuno. »
    Detto questo mi allontano, sicuro e persuaso che non avrebbe rifiutato l'offerta. Apro leggermente l'insenatura della porta, quanto basta per guardare fuori senza essere notati. Sapevo che la Wunderbar sarebbe stata felice. E, in fondo, se lo meritava: si era dimostrata una degna collega. E dallo sguardo di terrore che si leggeva tra le rughe e le zampe di gallina di Brownye, quello spettacolo non sarebbe durato molto.
    Guardo fuori. Vedo il nero di una notte che sarebbe stata inesorabilmente lunga.



    Milford Sound in New Zealand


    Tr3D1C1
    Corpo. Il formicolio sta passando.
    Mente. Concentrato.

    Note

    LUV ME.,

     
    Top
    .
18 replies since 29/8/2013, 13:55   373 views
  Share  
.