The Black Phoenix ~ O n T h e H u n t

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    « Quello che noi desideriamo tu faccia, cara Rebecca, è dirigere la spedizione che verrà presto organizzata.
    Quello che noi vogliamo tu esegua, cara Rebecca, è trovare e catturare questi tre stupidini e trascinarli qui da noi.
    In modo che ricevano la giusta punizione. »



    — PoV: Unknown

    Caelius notturna le appariva più luminosa della Luce stessa. Pulsava di vita più di quanto quel grosso pallone bianco sopra le teste di tutti avesse mai fatto, e benché sapesse che in fondo tutti condividevano quella frustrazione nei confronti di una presunta divinità sempre così fredda e distante - incomprensibile - sapeva anche che se mai avesse rivelato quelle considerazioni a qualcuno, sarebbe stata condannata per eresia seduta stante. Tutti - i sacerdoti per primi - tentavano in qualsiasi modo di non affrontare il problema, e questa sarebbe stata presto la loro rovina. Lo sporco e il marcio che tentavano di nascondere si sarebbe accumulato sotto i loro piedi, si sarebbe trasformato in un gorgo di rabbia suppurante che avrebbe infine corroso le fondamenta stessa della società facendo crollare tutto come il misero castello di carte che era.

    Tuttavia poteva ben capire le loro paure. Perdere tutto il potere secolare di cui erano stati investiti in un ignoto passato doveva spaventarli a morte. Niente più servi, niente più puttane, niente più ricchezza e niente più giochini perversi per loro; sarebbero diventati solamente carne e sangue come tutti gli altri. Bestiame ripugnante. E benché comprendesse bene la loro natura, non riusciva a trattenersi dal disprezzare la loro sporca razza. Lo aveva sempre fatto, anche quando ancora non aveva mai neanche parlato a uno di loro, ma per fortuna questo ben radicato odio non le aveva offuscato la capacità di riconoscere fra di loro la sua Salvatrice. Da quel giorno tante cose erano cambiate, la sua visione del mondo si era fatta più nitida e aveva compreso tutto. Aveva capito qual'era la strada da seguire, che cosa il futuro aveva in serbo per Utopia - e sapeva che lei sarebbe stata tra gli eletti che ne avrebbero visto la rinascita, o la definitiva distruzione.

    Quanto sarebbe successo quel giorno non era che la prima tessera del domino, la scintilla che presto sarebbe divampata in un incendio vorace e inarrestabile. Il suo compito in quel primo atto era semplicemente osservare. Si sarebbe assicurata che tutto fosse andato secondo i piani, così come la sua signora desiderava. Avrebbe seguito il Bianconiglio e i Cacciatori ovunque per quelle strade sature del puzzo del peccato e della fornicazione, avrebbe osservato ogni loro passo, valutato ogni loro gesto, ascoltato ogni singola parola, e infine avrebbe fedelmente portato il proprio giudizio alla sua padrona.

    Ignare di tutto, le pedine stavano per prendere posizione sulla scacchiera. Chi avrebbe svolto il ruolo del Pedone e chi della Regina, solo il tempo poteva dirlo. Rimase in attesa tra le vette del quartiere del divertimento, testimone silente dell'inizio della fine.

    CAELIUS1_zpsa5b478bd


    — Nei pressi della stazione di Caelius, ore 19:26 —

    Il luogo designato per l'incontro era una piazza poco distante dalla stazione del livello, dal quale probabilmente sarebbero giunti i mercenari ingaggiati. Tutti - o comunque la maggiorparte - gli individui a cui era stata spedita la missiva appartenevano al grado sociale più basso, i Senzacasta, i rifiuti di Utopia. Tra quella spazzatura umana non sarebbe stato difficile trovare qualcuno desideroso di cogliere al volo l'opportunità di cambiare per sempre vita e di fare il fatidico passo avanti che quasi nessuno di loro poteva permettersi neppure di sognare.

    Rebecca Wundebar sarebbe stata a capo dell'intera operazione, coordinando quel branco di tagliagole in maniera tale che raggiungessero e catturassero i tre obbiettivi, i criminali in nero, i Seekers. Di loro non si sapeva molto, ma il gesto che li aveva resi famosi era stato eclatante a dir poco. Una sacerdotessa bruciata viva in pubblico era qualcosa che tendeva a lasciare il segno, e - sfortunatamente per il trio di Bardi - i famigliari della stessa non avevano per niente preso bene la cosa. Dopo mesi di incessanti ricerche, i Guardiani erano riusciti a trovare una pista e ora spettava al gruppo designato per quella missione batterla finché era calda.

    Come di consueto il quartiere degli eccessi era il crocevia di un incessante movimento: nugoli di persone di ogni razza e statura sociale sciamavano fuori e dentro la stazione, ognuno con in testa il proprio personale buco di piacere da raggiungere. In quell'oceano di persone era facile perdersi, ma in qualche modo i partecipanti alla Caccia sarebbero riusciti a trovare il loro contatto, così come era stato accuratamente predisposto.

    Tutto ciò che dovevano fare era cercare il Bianconiglio.
    Qualcuno aveva promesso loro che li avrebbe condotti al Paese delle Meraviglie.




    QM Point •[Gruppo The Hunters - partecipanti: Rebecca - Hamelin - Vahruk - Glacier - The Children - John Anavrin - Johra]


    Benvenuti siori e siore alla vostra mor--ehm, scena di riapertura Utopiana! Come certamente avrete potuto già osservare spulciando le squadre nel topic di iscrizione, il vostro scopo in questa giocata sarà raccogliere informazioni sull'ubicazione dei Seekers ed eventualmente catturarli. Tutti i vostri personaggi - esclusi Rebecca ed Hamelin - non sono a conoscenza di quello che effettivamente dovranno fare. Tutto quello che hanno è una lettera, consegnata da un corriere incappucciato (le modalità in cui la missiva finisce nelle loro mani è a vostra discrezione, purché non vi rientri la morte del corriere) che ne ha lasciato una serie a potenziali mercenari dei gradi più bassi di casta. La lettera recita qualcosa del genere:

    CITAZIONE
    "Utopia ha bisogno di te. Dio ha bisogno di te. Sei stato considerato idoneo a compiere la Sua volontà divina e a portare a termine una missione di vitale importanza per il destino di Utopia tutta. A tre giorni a partire da oggi, alla stazione di Caelius sarà presente un emissario della Luce, il Coniglio Bianco. Rimarrà in attesa dalle 19 alle 20 per chiunque sia abbastanza ardito da presentarsi alla chiamata. Tutto ciò che dovrai fare è seguirlo in ogni sua mossa e in ogni sua decisione. Ti condurrà al Paese delle Meraviglie, dove al termine delle tue fatiche avrai diritto a un Desiderio. Un - grande - Desiderio. Hai l'occasione di diventare qualcosa di incredibilmente più importante di quello che sei ora, non sprecarla. Non vi sarà una seconda possibilità."

    La lettera porta il marchio del Magisterium, che nel caso doveste chiedervelo non è falsificabile in alcun modo. Quello che dovrete fare nel vostro primo post è molto semplice: presentare il vostro personaggio, descrivere come viene a conoscenza del lavoro e perché decide di accettare e dirigersi alla stazione. Niente di complicato. Lo stesso faranno Rebecca ed Hamelin, benché loro siano stati spediti direttamente dai piani alti (nel post di Gaeshi potrete anche leggere un breve prologo alla scena). Per questo giro la turnazione sarà dunque la seguente:

    - Rebecca
    - Hamelin
    - Tutti gli altri (liberi)

    Per ora è tutto, se avete domande c'è il bando. A voi!

    [Scadenza - 18 Giugno]





    Edited by Fatal_Tragedy - 14/6/2014, 15:46
     
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    Artificial Flower's Lullaby

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    ~B e f o r e

    Quella comunicazione ufficiale, siglata e bollata come solo le comunicazioni ufficiali sapevano essere, era arrivata durante un pomeriggio tranquillo, interrompendo la lezione che stava tenendo ad Hamelin su come le sue frecce dovevano essere affilate. Interruppe subito quello che stava facendo e andò a cambiarsi, a mettersi qualcosa di "ufficiale": era stata convocata dalla sacerdotessa Arianna Aegis, un membro del Magisterium di cui aveva solo sentito parlare. E non in termini confortanti.
    Si presentò alla sua magione, che trasudava lusso come qualsiasi cosa fosse collegata al colore rosso, ad Utopia. Sfarzo, sfarzo eccedente, questo vedevano i suoi occhi, annusavano le sue narici. Perfino il profumo di quell'ambiente ostentava opulenza. Bussò, e venne ad aprirle subito una giovane maggiordomo dai capelli corti e platinati, il collo ornato da un fiocco viola a segnarne l'assenza di Casta, che la accompagnò immediatamente attraverso sale deserte, giardini pensili e alberi da cui pendevano frutti sanguigni, con una buccia coperta di spine scure. Neanche l'ombra di una guardia, in tutto quel mare di ricchezza.
    La condusse fino ad una sala completamente bianca, di marmo lucido, con al centro una piscina di svariati metri. Poco più avanti, su divanetti color porpora, giaceva semisdraiata la sacerdotessa Arianna. La veste rossa la copriva a malapena, e i capelli umidi indicavano che era appena uscita da quella stessa vasca.

    Ben arrivata, Rebecca. Prego, vieni pure avanti.

    Non si fece attendere, e proseguì fino a portarsi di fronte al divano. Il maggiordomo fece lo stesso, ma si posizionò in silenzio al fianco della padrona.

    Signora...

    Salutò con un inchino aggraziato, mentre gli occhi rimasero fissi e freddi, professionali come sempre.

    Ho ricevuto il vostro invito. Come posso esservi utile?

    La donna si ricompose appena, tirandosi su a sedere, fissandola con i suoi occhi velati da un'ombra di noia.

    Abbiamo saputo che negli ultimi tempi sei stata particolarmente zelante nello svolgere la nostra volontà. La volontà di Dio. fece una smorfia poco convinta, al pronunciare quest'ultima parola Il modo in cui hai trattato il problema rappresentato dal signor Brownye è stato esemplare, e considerando anche i tuoi ultimi trascorsi siamo dell'idea che tu non sia stata ricompensata come meriteresti.

    Si legò i capelli, facendo una pausa, mentre Rebecca rimaneva impassibile. Certo, ricordava quel lavoro, quella missione che aveva svolto con Blake Keldorn.

    Per questo sei stata scelta tu per questo incarico. Per questo abbiamo deciso di convocare te e non qualcun'altro. Ma vieniamo al dunque...

    Tornò a fissarla. Non sapeva se per natura o per modifiche estetiche, ma anche i suoi occhi erano rossi come la veste che indossava.

    Noi ci chiediamo se per caso hai avuto modo di apprendere la notizia della tragica scomparsa della nostra beneamata sorella e compagna Eclaire... sorrise, appoggiando il mento su un palmo della mano Bruciata sul rogo qualche mese fa da tre sovversivi in nero, nell'Aexquilinus.

    A dispetto delle parole usate, non sembrava particolarmente affranta dalla perdita.
    Rebecca annuì appena, con fare serio e fintamente grave. Era ovvio che a nessuno fregasse nulla di Sorella Eclaire, ma la finzione era tutto, tra quelle cerchia. E se Arianna poteva permettersi di sorridere e mettere in piedi una pantomima meno convincente, Rebecca occupava un gradino inferiore della scala sociale, dunque dovette corrucciare le sopracciglia sottili, rispondere con voce compassata.

    Ho sentito, anche se non nei dettagli. Una perdita molto grave, un vero affronto.

    Già, già annuì anche l'altra, con scarsa convinzione Ad ogni modo, suo padre, il nostro caro fratello Ettore, non ha comprensibilmente voluto lasciar correre la questione. Desidera il loro sangue, desidera vendetta e una punizione esemplare. Lo desideriamo tutti, ovviamente. Lo desidera Dio.

    Fece di nuovo quel sorrisetto ambiguo, a cui Rebecca risposte con uno sguardo impassibile.

    Nel corso di questi mesi sono state condotte ricerche nella speranza di soddisfare questo suo pressante e sacrosanto desiderio. Le ricerche hanno avuto i loro frutti. I sovversivi sono stati individuati da qualche parte a Caelius.

    Accavallò le gambe e si sistemò la vestaglia sulle spalle, che nel frattempo stava per scivolare via.

    Quello che noi desideriamo che tu faccia, cara Rebecca, è dirigere la spedizione che verrà presto organizzata. Quello che noi vogliamo che tu esegua, cara Rebecca, è trovare e catturare questi tre stupidini e trascinarli qui da noi. In modo che ricevano la giusta punizione.

    La coniglia ebbe un fremito lungo la schiena che fece vibrare appena la sua coda a batuffolo. Un nuovo incarico. Nuove prede, e importanti. Una nuova caccia, che le stavano regalando quasi fosse il suo compleanno.

    Il vostro desiderio è il mio, come sempre rispose con un accenno di sorriso, la voce carezzevole mentre le due anime dentro di lei esultavano per quel ruolo di comando che le veniva conferito Avete preferenze sul modo in cui devono essere recuperati? Vi servono... attimo di pausa In grado di parlare?

    Alle sue ultime parole lo sguardo di Arianna parve quasi illuminarsi, e sorrise come una bambina contenta.

    Oh no Tesoro, l'importante è che siano vivi e coscienti. Magari fratello Ettore sarebbe ancor più contento nel saperli ancora in grado di gridare, ma non riteniamo sia questione di vitale importanza.

    Meglio.

    Non sarai sola in questa impresa, ma non ci sarà nessun'altro Guardiano con te. Riteniamo sia saggio agire senza un dispiegamento evidente di forze per evitare di allarmare i nostri bersagli. Per questo abbiamo reclutato alcuni mercenari, promettendo loro un sostanziale premio. Questi mercenari saranno tenuti a obbedire ai tuoi ordini, e lo faranno, in quanto dinanzi a un membro dell'onorata casta dell'Aventinus.

    Terminato di parlare si alzò finalmente in piedi, tenendosi la tunica all'altezza del petto con una mano, e afferando una pergamena arrotolata con l'altra. Le si avvicinò con un incedere tranquillo ed elegante, i piedi scalzi che quasi scivolavano sul marmo liscio. Le porse la pergamena arrotolata, che Rebecca afferrò senza distogliere lo sguardo dalla Sacerdotessa.

    Ecco, qui sono raccolte tutte le informazioni di cui hai bisogno per prepararti adeguatamente alla Caccia. Sono anche presenti i nomi e le generalità delle persone a cui abbiamo inoltrato un invito, così che tu sappia riconoscerli in caso si presentino. È stato promesso loro qualcosa di molto importante, molti verranno.

    Prese poi a squadrarla da capo a piedi, e rimase in silenzio qualche istante prima di portarsi un dito alle labbra.

    Prima però abbiamo una domanda della massima importanza per te, Rebecca cara Possiedi già qualcosa di bianco nel tuo abbigliamento?

    La stava guardando negli occhi, rosso nel rosso. Rebecca aggrottò appena le sopracciglia, prima di rispondere pacatamente.

    Di... Bianco? Non è il mio colore preferito, quindi non dispongo di una vasta scelta. Ma posso rimediare, se mi dice cosa occorre

    Immaginavamo rispose con piglio divertito Non è necessario un abbigliamento particolare, è sufficiente che sia bianco. Possiamo procurartene uno noi, se ci fai sapere le tue preferenze e la tua taglia. Dovrai presentarti in bianco alla stazione del Caelius.

    La Torturatrice annuì per l'ennesima volta, comprendendo, e sfoggiando un fintamente divertito sorriso di circostanza.

    Certo, capisco. Il mio soprannome... Non preoccupatevi, mi procurerò qualcosa di bianco adatto all'occasione

    La White Rabbit si vestiva a nozze. Sarebbe stato uno spettacolo notevole.
    Senza rispondere, Arianna le diede le spalle e tornò ad accomodarsi sul divano, non prima di aver afferrato uno dei frutti sui piedistalli. Sembravano pesche, forse una volta lo erano state.

    Ai mercenari è stato detto di cercare il Coniglio Bianco questa volta il suo sorriso assunse più i connotati di un ghigno Non crediamo tu abbia bisogno di sapere altro. Il resto è nella pergamena... Solo un'ultima cosa, Rebecca cara.

    Diede un morso al frutto, e alle orecchie della coniglia giunse ben distinto il suono delle spine che si spezzavano sotto i suoi denti. Parte della polpa arancione colò dalla bocca della sacerdotessa e le scese giù per il collo, fino all'incavo dei seni.

    Se avrai successo la tua ricompensa sarà grande. Se fallirai, Ettore potrebbe esserne molto infelice. E noi crediamo non sia saggio dare ulteriori delusioni a un uomo già così triste.

    Diede un altro morso al frutto, che iniziò a sfaldarsi tra le sue dita.

    Ma comprendiamo anche che l'incarico possa non essere così facile da portare a termine senza un supporto degno di essere chiamato tale. Quindi, se sarai costretta a decidere tra l'uccidere tutti e il lasciarteli scappare, ovviamente la prima opzione è quella giusta. Assicurati però di portare indietro almeno le teste.

    Farò del mio meglio per non fallire e non darvi dispiaceri, Signora rispose, di nuovo quel tono rispettoso, non servile ma comunque adatto a chi appartiene ad una gerarchia inferiore Solo una domanda: ci sarà permesso infrangere temporaneamente la legge sui colori?

    E indicò il collare arancione che le stringeva il collo, lucido e borchiato, coordinato agli inserti del medesimo colore che le percorrevano i lati della sua tuta di pelle nera.
    La sacerdotessa annuì mentre continuava a masticare il frutto dalla foggia bizzarra.

    Sì, la discrezione è d'obbligo, non vogliamo che si rendano conto del tuo arrivo. Tuttavia portatelo comunque dietro, in caso ti venga richiesto un qualche tipo di riconoscimento. Abbiamo infatti allertato le stazioni degli ultimi livelli, che saranno pronte a segnalarti la presenza degli Eretici o a darti una mano nell'eventualità in cui il loro nascondiglio venga scoperto.

    Finisce quel che rimaneva del suo spuntino e si leccò le dita, lentamente, assaporando le ultime gocce di succo che vi erano rimaste

    Se non c'è altro, tesoro, puoi anche andare. Partirai domattina.

    Un segno di negazione da parte della White Rabbit: non le serviva altro, voleva solo correre a casa e prepararsi. Arianna volse il capo in direzione del maggiordomo, facendole cenno con una mano di raggiungerla.

    Blondie cara, accompagna la nostra ospite all'uscita.


    ~ N o w

    Si trovava nei pressi della Stazione di Caelius, come da indicazioni. E, sempre come da indicazioni, sfoggiava un abitino talmente vezzoso da risultare quasi ridicolo, per chiunque conoscesse il nero dell'anima della Wunderbar.
    Una gonna corta, a palloncino, da cui spuntava l'orlo di calzoncini a balze ricamati con fili d'argento. Una canottierina bianca che le copriva il seno, portata sotto una maglia di tulle semitrasparente, ricamata con motivi floreali che le copriva le braccia fino al gomito, e scendeva fino all'ombelico, terminando con un bordino di pizzo argentato. Sempre d'argento erano i sandali, dal tacco alto e appuntino, così come il cerchietto che le teneva ferma la chioma candida, che le scivolava lungo le spalle terminando in due piccole code che avrebbero impedito ai suoi capelli di finirle davanti agli occhi durante la Caccia. Nonostante la pelle bruna, sarebbe stato davvero difficile non associare a lei la formula "Coniglio Bianco".
    L'arco, il suo fedele compagno, era posizionato a tracolla, così come la faretra riempita di frecce appena fatte, nuove e appuntite.
    Si guardava le unghie, che spuntavano dai mezzi guanti di pizzo bianco, mentre Hamelin era al suo fianco, come sempre.

    Hanno dieci minuti ringhiò a bassa voce, riguardando l'ultima volta quella pergamena. Un bel mucchio di feccia, di quelli che lei odiava. Sperava solo che sopravvivessero quel tanto che le bastava per compiere il suo lavoro.
















    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: Poco da dire. Attende che i compagni di merende arrivino per cominciare a giocare

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: Eccellente

    Stato Reby: Attende, si annoia

    Stato Becca: Attende
     
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  3. .Zen
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    Quante cose erano cambiate nella mia esistenza?

    Ora che sono un vecchio, riguardo a quei giorni con un misto di triste malinconia e divertita coscienza. Eppure non posso ripensare al tutto con una malcelata felicità, nonostante la mia coscienza attuale mi porti a pensare a quanto potessi sembrare patetico. Il piccolo ragazzo-topo con la sua padrona-coniglio. Sembra quasi una favola per bambini, per quanto di innocente non avesse nulla, se non tutte le mie prime impressioni su quel mondo così diverso che stavo imparando a conoscere, poco a poco. Erano passati quattro mesi da quanto ero diventato proprietà di Rebecca e avevo imparato tante, tante cose, ma ancora troppe erano i meccanismi che dovevo capire per tramutarmi del tutto in essere umano. Avevo da poco imparato a leggere, concentrandomi di più sul mio flauto che sulla cultura che fino a qualche giorno prima di incontrare la mia dama divoravo insieme alla mia colonia. Avevo da poco imparato a vestirmi con vestiti che fossero effettivamente tali. Avevo da poco imparato quale fosse la differenza fra "mangiare" e "nutrirsi". Avevo da poco imparato che non solo i topi possono essere fratelli e strumenti. Avevo da poco imparato a stare nell'ordine di un ordine, senza proteste, senza domande.

    Il clappio d'oro mi stava comodo. Fin troppo, probabilmente. Senza alcun rimpensamento, lo sfoggiavo come fosse un vanto.

    Ero di fianco a lei, come sempre, orgoglioso servo del caos fatto perfezione. Vestito di nero, con abiti irrigiditi dal cuoio che mi legavano stretti i lineamenti sottili del mio corpo efebo. Niente ricami, niente abbellimenti, giusto abiti fatti per essere funzionali, dandomi piena possibilità di movimento e impermeabili quel tanto che bastava per impedirmi di impregnarmi addosso il fetido odore della mia dimora ancestrale, le fogne. Al collo, stretto saldamente, il mio collare arancio, l'anello d'oro del matrimonio deviato fra me e Rebecca che c'era allora. Simbolo di sottomissione e di felicità. Sotto di esso, legato ad un nastro nero che mi correva dietro la nuca, c'era il mio flauto, strumento con cui richiamavo le bestie al mio comando.

    Stavo poggiato a terra, poco lontano dalla sagoma della mia dama, osservandola nel silenzio e nell'ombra. Osservavo le mie mani distese lungo le ginocchia, ricoperte da guanti di pelle neri a cui erano stati tagliati due diti, uno per mano. Non guardavo affatto con nostalgia alle dita mancanti, erano state un giusto pegno a compagni più che onorevoli e fidati.

    Rebecca sibilò un monito. Dieci minuti, prima che gli altri arrivassero, poi probabilmente saremmo partiti con o senza di loro. Sapevo poco di quanto stavamo per affrontare, come sempre non era necessario che io sapessi tutte le questioni politiche che c'erano dietro le decisioni di Rebecca e dei suoi capi. Dovevamo punire qualcuno insieme a qualcun'altro. Tanto mi bastava. Poggiai la testa al muro contro cui ero seduto, distendendo la schiena e sospirando silenziosamente, mentre i miei occhi grigi osservavano la mia bella, bellissima Rebecca... Ci sarebbe voluto tempo, prima che fosse effettivamente "mia" come io ero "suo", ma di sicuro, quel sentimento tanto bizzarro che ormai avevo imparato a conoscere già allora, era forte e pulsante. Tutto quello che facevo, lo facevo per lei. Che si trattasse di opere di bene o di crudeltà, poco mi importava. I suoi ordini erano la mia unica strada, le sue indicazioni le uniche che avrei percorso. Sorrisi. Il suo monito minaccioso mi metteva allegria.

    "Vuoi che suoni?" le chiesi, in buonafede, per alleviarle l'attesa e distenderle i nervi...




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    ♫ Stato Fisico: Sta bene
    ♬ Stato Mentale: Sta bene, attende
    ♩ Abilità Usate: Whop Whop Whop

    ♭ Riassunto: Attende, che adda fa?
    ♪ Note: Do Re Mi Fa Sol La Si
     
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      « Cosa ne pensi? Accettiamo? »


      Mentre dico questo, Rei è seduta a gambe incrociate sul mio letto. Anche se il letto è mio, la persona che ci ha passato meno tempo sopra è proprio il suo proprietario. Tuttavia non si può dire che me ne dispiaccia così tanto, perché il letto è tutt'altro che soffice e comodo, anche se forse è già un miracolo che lo abbiamo trovato intatto al momento dell'acquisto insieme all'appartamento. Nel settimo livello, quello degli Intoccabili, comprare una casa vuota e trovarci dentro degli immobili sani è qualcosa che solo ai ricconi può capitare.
      Io sono a qualche metro dalla mia compagna, dandole le spalle, appoggiato all'arco della porta che da all'angolo cucina con il gomito del braccio destro, mentre ragiono fissando il rubinetto che sgocciola. Ad ogni goccia che cola, formulo un pensiero diverso sullo stesso argomento. Ogni tanto piego la testa per guardare Rei, che continua a rimanere seduta sul letto sudicio come per dispetto allo scorrere del tempo. Il suo sguardo è puntato dritto contro la finestra davanti a lei che volge al buio eterno di Aexquilinus, il quale intanto riflette gli occhi rossi della muta che stringe tra le mani la lettera da parte degli emissari della Luce. Nell'osservarla un brivido mi percorre la schiena. Ma non un brivido come tutti gli altri: non un brivido di paura, di gioia o di nostalgia. Qualcosa di molto di più, che non riesco propriamente a descrivere. Forse perché questa è la prima volta che vedo Rei così preoccupata, e il periodo che abbiamo passato insieme mi permette di capirla meglio di quello che a volte vorrei.
      La mia domanda non ha ancora ricevuto una risposta.

      « E' già passato un anno... da non crederci, vero? »

      Dico, con una voce simpatica e un rozzo sorriso forzato sulla faccia, pensando egoisticamente di farla rilassare. Lei si gira, e mi guarda con i suoi grandi occhi scarlatti accessi. Mi fa un sì serio con la testa, e non ho nemmeno bisogno di chiederglielo per capire che non è relativo alla seconda domanda.
      Non abbiamo mai avuto visite da quando viviamo in questa casa - e sicuramente il discorso si applica in modo più in generale dal tempo in cui siamo nati - e ricevere una lettera è stata per entrambi una curiosa novità. Proprio per questo, immagino che sia stato naturale che alla vista di un piccolo foglio bianco che scivola sotto il fondo della porta d'ingresso la mia prima reazione sia stata quella di correre verso di essa per vedere chi ci fosse oltre. In quel momento, non mi è nemmeno arrivata al cervello l'idea che quell'azione, la ricevuta di una banale lettera - che può essere la cosa più normale del mondo per gente diversa da noi -, potesse essere qualcosa di diverso da una minaccia da parte di vecchi nemici. Arrivato alla porta, non ho nemmeno avuto il tempo di prendere la lancia che il mittente, una figura incappucciata dalle tinte scure e irriconoscibile, non fosse già arrivato alla fine della strada. Ci guardammo negli occhi per alcuni secondi, prima che quest'ultimo sparì tra la folla che si incrociava tra i due estremi della via. Rei era dietro di me, tenendomi con una stretta forte la maglia da dietro proprio sull'uscio della porta. Mentre guardavo la folla sommarsi come delle formiche la prima cosa che mi venne in mente fu sul come quella persona sapeva dove trovarci, ma trovai la risposta da solo poco tempo dopo, e cioè che io e Rei vivevamo in quella casa come vegetali ormai da un anno, e chiunque prima o poi con la giusta motivazione ci avrebbe trovato.



      Rivaille è davanti a me sbuffando e lamentandosi a voce bassa. Camminare diretti verso l'interno del mondo di Utopia la trovo un'esperienza davvero affascinante, ma sembra che il mio disincantato guerriero non la pensi esattamente come me. Non che me ne importi, perché il motivo che ci ha portato in una delle gallerie di Aexquilinus è molto più importante dei lamenti di un bambino che voleva stare in casa a far niente. Nei sei mesi passati entrambi chiusi in casa ho avuto tantissimo tempo per dormire, e di conseguenza, anche per sognare. E il sogno più ricorrente e particolare che ho fatto era collegato a una galleria del livello degli Intoccabili, una di quelle a cui è vietato l'ingresso a chiunque, che si caratterizzava dalle altre nell'avere un triangolo inciso sul fianco roccioso dell'entrata. E in questo sogno c'ero io che camminavo e camminavo, immergendomi nel buio più puro di quella galleria fino a che in lontananza non apparisse un piccolo puntino rosso di luce che di colpo si espande risucchiando tutto lo spazio intorno a me.
      Il colore rosso è l'unica parola che mi tiene collegata al passato ed è per questo che sono qui, ed è per questo che Rivaille è qui con me, brontolone e protettivo come sempre.
      Proprio in quest'attimo un puntino rosso ovale appare prima di fronte a me e poi a Rivaille, luccicando come fa una moneta nel fango, e facendosi a ogni passo più vicino. Rivaille dice di essere cauti, ma lo ignoro. Di fronte a me, un bellissimo animale di dimensioni enormi, ricoperto di scaglie e con una coda chiusa a cerchio sul pavimento di roccia. I suoi occhi, scavalcati da due corna mostruose, sono rossi. I buchi sul muso, che gli fanno da naso, sembrano moderne macchine del Viminalis, mentre i suoi denti zanne artificiali. A pochi passi verso destra da esso, un guerriero con un'armatura bianca come la neve molto meno spartana di quella di Rivaille ci osserva a braccia incrociate, spiccando nel buio che dilaga.
      Senza pensarci accarezzo il muso del drago - che leggermente si abbassa - con la stessa naturalezza con cui le madri coccolano i propri figli, e mi accorgo che sto guardando dentro due grandi occhi cremisi. Dentro c'è un rosso forte, proprio come quello che sgorga dal collo di un animale sgozzato, proprio come quello dei miei occhi. Il drago apre la bocca e cado, perdendo conoscenza. Da dietro, Rivaille urla:

      « Cosa gli hai fatto?! »

      M1xcZM1

      Le bugie dei distruttori - Arrivo


      Un desiderio. E' questo che sto pensando mentre rileggo per la decima volta la lettera del Magisterium seduta allo stesso tavolo dello stesso squallido bar di Caelius da quella mattina presto. Anche se non abbiamo ordinato niente il proprietario oltre a lanciarci occhiatacce non ha avuto nemmeno il coraggio di avvicinarsi, forse perché spaventato dall'armatura di Rivaille o forse perché più probabile timoroso del fatto che sui nostri vestiti non trova colori di appartenenza e ha capito che siamo dei fuorilegge.
      In ogni caso, il tempo scorre veloce e anche se il mio compagno mercenario è girato dall'altro lato del tavolo osservando la strada fuori dal locale, non si è nemmeno accorto che siamo quasi in ritardo per l'appuntamento. Usciamo e come dei cattivi clienti salutiamo il proprietario con un sorriso canzonatorio.
      Molto probabilmente ci rimangono all'incirca nove minuti per rientrare nell'orario stabilito ma nessuno di noi due è troppo preoccupato, ma anzi, entrambi camminiamo a fianco a fianco a un passo sostenuto. Perché Rivaille ha deciso di accettare credo di averlo capito, e se ho ragione allora il motivo è legato particolarmente agli avvenimenti successi un anno fa. Gli stessi avvenimenti che hanno convinto al bambino mercenario di chiudersi in casa. La Gilda Nera, quei tre pazzi caotici, hanno scatenato un casino di cui ancora oggi si fatica a parlare ma è ben lungi dall'essere dimenticato. E sopratutto quei tre hanno attirato l'attenzione dei porci sacerdoti su di loro... e inevitabilmente anche su chi sembrava averci legami. E tra quest'ultimo sottogruppo rientriamo anche io e Rivaille. Quindi si può dire che chiudersi in casa sia stata una sua misura di sicurezza per salvarmi da un loro attacco. Nella sua mano destra tesa che impugna la lancia - la quale punta verso il basso - riesco a leggere una profonda preoccupazione, probabilmente legata a un agguato da parte dei piani alti contro amici e nemici degli assassini mascherato da invito a una rivalsa sociale.
      Per quanto riguarda me, io ho un desiderio da far esaudire: ed è quello di scoprire chi sono, e se c'è un posto dove posso trovare la risposta quello è il Quirinalis.

      « Siamo arrivati. Ecco il Coniglio Bianco. »


      Non abbiamo perso troppo tempo nell'arrivare alla stazione degli zeppelin, sopratutto perché Rivaille conosce utili scorciatoie. Caelius, dopo Aexquilinus, è l'unico livello che conosciamo, su cui abbiamo passato abbastanza tempo e che è capace di accettarci. Mancano ancora otto minuti allo scadere del tempo limite.
      Ad aspettarci al luogo prefissato dall'invito c'è il Coniglio Bianco citato: un essere metà umano e metà coniglio vestito di un abito bianco regale, quasi ridicolo, che serve solo a donare l'impressione che oltre ad essere un fedele cagnolino, quell'essere è il loro fedele cagnolino. Al suo fianco, un uomo disteso a un muro vestito di abiti neri sembrava essere in sua compagnia. Io sono a pochi passi al fianco del mio compagno che mi precede.
      Appena siamo a pochi metri dai due, Rivaille sfoggia un ghigno e la sua presa sulla lancia si fa più forte.


    Il post si compone in tre parti tutti narrati in prima persona:
    1) E' narrato da Rivaille e si ambienta nel tempo in cui i due ricevono la lettera.
    2) E' narrato da Rei ed è un flashback su quando i The Children incontrano il pg di Neèro, Vahruk. Serve per ragioni di development.
    3) E' narrato da Rei ed è la parte in cui i tre raggiungono il luogo della lettera.
    Nella prima e la terza parte del post ho voluto anche fare un veloce recap e anche una giustificazione in-game della pausa temporale di Utopia di ben un anno e su cosa hanno fatto i pg in quell'arco di tempo. Le motivazioni sul perché accettano l'invito scritto nella lettera è spiegato nella terza parte.



    RIVAILLE
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Determinato
    Armi usate: La lancia

    REI
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Cosciente
    Armi usate: ///

    TALENTI
    REI
    Vicarious: Padronanza di uno stile di combattimento basato sulla conoscenza delle arti marziali del Baguazhang e del Karate.

    RIVAILLE
    Nothing ventured: Talento di maestria nell'utilizzo della lancia
    The Beast: Passiva di forza sovrumana
    The Beast II: Passiva di utilizzo dell'armatura media di cuoio

    MALUS
    REI
    Gap of a Dream: Rei è muta

    TECNICHE
    RIVAILLE
    ///

    REI
    ///
     
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    LA FENICE NERA
    { parte prima }

    Sembra che sia passato tanto tempo dall'ultima volta in cui ha volato per i cieli di Utopia, come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno. Ah, sentire il vento che ti sfiora la pelle è una sensazione bellissima,
    ed il cavaliere vuole goderne a pieno; gli basta soltanto un attimo per ricordare quando la provò per la prima volta, quando cavalcò Drem per la prima volta. Tra allora ed adesso, in realtà, non c'è molta differenza: i due sono stati infatti costretti a restar separati per un lungo anno. Del resto, sebbene il marchio legasse le loro vite, drago e cavaliere avevano obbiettivi diversi da compiere: il primo eliminare Eva, il secondo Blödhgarm. Fecero un accordo, il primo che avesse portato a termine il proprio compito avrebbe aspettato l'altro, là,
    dove il rituale del sangue e del fuoco li rese una cosa sola; l'ultimo ad arrivare fu ovviamente Vahruk, pigro.
    Quando si videro dopo tutto quel tempo, il ragazzo corse veloce verso il suo compagno e, non appena gli
    fu vicino, gli strinse il collo più che poteva, persino Drem, che non si era mai scomposto nella sua intera vita, poggiò la sua testa su quella di Vahruk: nonostante gli insulti, si erano affezionati l'uno all'altro.

    Ora che la loro missione è conclusa, non gli resta che un'ultima cosa da fare: raggiungere il rifugio del defunto primo, lì infatti giace il più grande tesoro dei cavalieri: le uova dei draghi. Il piano che l'uomo dagli occhi color zaffiro elaborò era semplice, sebbene di difficile realizzazione: egli voleva recuperare le uova, per questo motivo Blödhgarm ed Eva, coloro che le proteggevano, sono dovuti morire, e poi donarle a coloro che lui e Drem avrebbero ritenuto degni. In questo modo, l'antica armata sarebbe potuto risorgere, e lui, guidandola, avrebbe potuto forgiare una nuova Utopia, privata delle sue barriere e,o differenze.

    diCqmLN

    Vahruk, grazie al suo potere, conosce la perfetta ubicazione del luogo dove le uova sono nascoste - si può dire sia stato il suo avversario a rivelarglielo, ride pensandoci. Il viaggio è abbastanza breve, ancor meno quand'è un drago a trasportarti, ancor meno se quel drago è Drem: il Sognatore infatti, maestro del volo, lascia che sia il vento a portarlo; tiene le ali aperte, non ha bisogno di muoverle se non per riprendere quota, perché è la corrente a dargli la spinta di cui ha bisogno, e fende l'aria rapido come una proiettile.
    In meno di una decina di minuti sono giunti a destinazione, il rifugio di Blödhgarm, una galleria non diversa dalle tante altre che si trovano nel settimo, ad eccezione di un triangolo disegnato nella roccia, un simbolo inciso dal proprietario di cui il contenitore di ricordi non conosce il significato, di cui nemmeno gli importa.

    Durante il tragitto Drem ne approfitta per raccontare al suo cavaliere del sogno che, nell'anno in cui non è stato al suo fianco, ha ripetutamente percorso la sua mente: sognò una bambina dagli occhi cremisi, un colore intenso quanto quello delle sue scaglie, e di giocare con lei, come se si conoscessero da una vita.
    Vahruk, che ha attentamente ascoltato il suo compagno, non sa che interpretazione dare a quel sogno,
    del resto, se nemmeno il drago che chiamano il Sognatore ne è a conoscenza come può esserlo lui?
    Di una cosa però è certo: il significato di quel sogno si sarebbe rivelato da sé, quindi, aspetta.

    Quando toccano il suolo, da lontano il contenitore di ricordi scorge una lettera giacere poco distante
    l'ingresso della grotta; appena la vede, con un sol salto smonta dal drago per avvicinarla e sollevarla.
    Sebbene non avverta alcun pericolo, non può far a meno di chiedersi "come sanno di questo posto?", ma sa, che presto avrebbe conosciuto la risposta: gli basta infatti concentrarsi un solo attimo che una tiepida luce azzurrina inizia a percorrere la carta e l'inchiostro che la macchiano, rivelandogli il loro passato.
    Ciò che vede è un uomo scrivere quello che una voce fuori campo gli sta dettando, ed affiggere il timbro
    del Magisterium con uno stampo d'oro massiccio, ed è a quest'ultimo che egli dedica più attenzione: cerca
    di scorgere più particolari possibili, ché magari tutto ciò gli sarebbe servito in un prossimo futuro.
    Ancor prima di aprire la busta, dunque, già ne conosce il contenuto; pensa che Dio non esiste e pensa al Bianconiglio e al Paese delle Meraviglie, pensa chequesta non è una favola, che c'è qualcosa di grande e meno fantastico dietro, forse denaro, forse dei morti, forse l'apocalisse; lui lo sa bene, perché di quel mondo un tempo ne faceva parte. Tuttavia, lui di desideri ne ha tanti da realizzare, quindi perché non approfittarne?
    Capirà quando sarà il momento, quando il suo volere sarà realizzato, come hanno saputo di quel luogo.

    Drem nel frattempo è rimasto indietro, distante, ha ben altro a cui pensare: la bambina che aveva sognato, del resto, gli è davanti, comparsa da un momento all'altro, come un miraggio; a raccontarlo probabilmente nessuno ci crederebbe, ma in fondo nessuno crederebbe nemmeno all'esistenza dei draghi.
    Lei però non è da sola, il Sognatore ed il suo cavaliere sentono infatti un uomo urlare quando il primo
    rilascia dalle sue fauci una sostanza rossastra che fa addormentare la bambina. Tuttavia, nessuno dei due si scompone; il drago con una zampa poggia delicatamente a terra la fanciulla dagli occhi rosso sangue, mentre il cavaliere si avvicina allo sconosciuto e con tono rassicurante inizia a parlare:

    Kq7FtoM

    « La ragazza sta bene, non preoccuparti. »
    « Vedi, questo qui, » gli dice indicando Drem « è diverso da tutti gli altri draghi. »
    « Lui non parla la nostra lingua, » continua « comunica attraverso i sogni. »
    « Quando si sveglierà, quindi, chiedile cosa ha visto. »

    ed è tutto vero, Drem le ha parlato, ma cosa le avrà detto?
    aMjHuQ6
    Un cavaliere non ha bisogno di zeppelin per passare da un livello all'altro, gli bastano soltanto pochi minuti
    ed ha già attraversato l'anello. Ora che sono nel sesto, però, un drago attirerebbe troppa attenzione, così atterrano in un posto isolato. Vahruk ordina a Drem di volare alto abbastanza in modo che loro non vedano lui, ma che lui veda loro, e la creatura obbedisce: il marchio gli impone obbedienza. Per arrivare alla stazione di Caelius, sebbene più volte abbia dovuto fermarsi più volte per chiedere delle indicazioni, non ci mette molto. Capisce d'essere arrivato nel posto giusto, all'ora giusta, quando vede lo stesso sconosciuto che ha incontrato poco prima ed una donna cui il soprannome di Bianconiglio non avrebbe potuto calzar meglio:
    per metà umana e per metà coniglio, indossa un abito bianco che pare baciarne le curve.
    Non avverte alcun pericolo, quindi si avvicina senza paura.

    « Immagino che siamo tutti qui per lo stesso motivo, no? »
    sorride, e lo giuro, sembra un angelo.



    Well, niente riassuntino perché non ce ne bisogno.
    In ogni caso, ho pensato io a dare una conclusione all'incontro tra i bambini di Utopia e i miei pg. :sisi:

    Buona giocata a tutti!


    P.s. dimenticavo, ho utilizzato due abilità ad un consumo praticamente scarsissimo, quindi non penso ci sia bisogno di riportarle; in caso lo farò nel prossimo turno. :sisi:


    Edited by Onironauta. - 17/6/2014, 23:55
     
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  6. Alb†raum
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    «La signorina Winterstern?»

    La voce era lenta, un gracchiante e polveroso disco di vinile su cui la punta scricchiolava rumorosamente. Una carezza gelida scivolò lungo schiena di Glacier facendole accapponare la pelle. La fata allontanò dalla bocca il bicchiere sbeccato da cui stava tentando di bere senza tagliarsi le labbra e lo posò nuovamente sul tavolo, accanto al piatto colmo di un sugoso stufato di carne non meglio identificata che aveva appena toccato. Si voltò verso l'interlocutore con cautela, tenendosi pronta a far correre una mano all'impugnatura della spada. Di fianco a lei c'era un uomo alto, ma non avrebbe saputo dire altro su di lui: il corpo era completamente nascosto da un lungo manto scuro simile a un impermeabile e il volto era una macchia d'ombra indiscernibile al di sotto dell'ampio cappuccio.
    Il cupo mietitore. O un pagliaccio con manie di grandezza. Glacier non sapeva quale delle due idee la facesse sentire peggio.

    «Sono io.»

    Mormorò indurendo lo sguardo. Non ci teneva ad avere problemi in quel momento. Diamine, avrebbe desiderato solo di finire quel fottuto stufato. Non era nemmeno male quel giorno. Il locandiere doveva averci messo qualche spezia rubata oppure la carne avariata con cui allungare era momentaneamente finita.

    «Fa presto, che si raffredda.»

    Indicò il piatto con un ghigno sperando di intimorirlo, ma l'altro non parve avere la benché minima reazione. Inquietante. Sperò soltanto che non fosse un altro di quegli idioti venuti per vendicare Dirk o il suo amico o chichessia. L'uccisione del re straccione aveva causato l'effetto diametralmente opposto a quello che avrebbe pensato: non era stata la sua fama da mercenario a giovarne, bensì quella di “folle fatina armata di spadone che va in giro decapitare gente”. Il tempo che la notizia passasse di bocca in bocca e i suoi delitti si erano moltiplicati: prima Dirk e Howard, poi la loro famiglia, poi gente povera e debole a casaccio, solo per saziare una sua presunta sete di sangue. Non erano in tantissimi a conoscere la storiella della fata serial killer, ma chi l'aveva ascoltata dalle labbra di qualche millantatore si rinchiudeva in casa appena la vedeva passare.
    O la assaliva a lama tratta, perché il rene di una fata valeva centinaia di migliaia di monete d'oro sul mercato nero.

    «Allora?»

    L'uomo in nero sollevò una mano lentamente, al punto che la fata credette che si trattasse del gesto di un qualche incantesimo. Si rilassò quando vide che stava solo estraendo una missiva da una tasca nell'ampia manica. La porse a Glacier in un gesto solenne, tenendola con l'intero palmo come avrebbe fatto con qualcosa di prezioso. Lei la prese senza troppe cerimonie e se la rigirò di fronte agli occhi studiandola con disattenzione.

    «Chi ti manda?»

    Lo sconosciuto puntò un indice lungo, coperto da un guanto anch'esso di pelle nera verso la lettera. Confusa, Glacier seguì il cenno al sigillo di cera rosso che la chiudeva. Non comprese, non subito. Quando lo fece, spalancò la bocca senza volerlo.

    «Il... Magisterium...?»

    L'altro non disse nulla. Non annuì. Si limitò a rimanere fermo a fissarla, le mani di nuovo ritratte lungo i fianchi. Alla fata quel dialogo la iniziava a irritare, irritare terribilmente. “Parla, dì qualcosa, rispondi!”. Prima l'aveva chiamata, no? Perché ora era tutto silenzioso? Credeva di essere divertente? No, non lo era. Era terribilmente inquietante, e ancor di più era il fatto che lo mandasse il Magisterium. Gli uomini con la toga rossa. Quelli che un giorno dovevano aver firmato un foglio in cui permettevano agli inquisitori di usare forza letale per prendere il possesso del lago in cui vivevano le fate del ghiaccio.
    Trasformare tutto in una pioggia di ossa bruciate e lacrime.

    «Cosa... cosa vuole il Magisterium da me? Io sono pulita, chiaro? Niente bestemmie o eresie o quel cazzo che vi pare.»

    Le scappò in un grido. Si portò repentinamente la mano alla bocca come per rimangiarsi quelle parole così azzardate. Ai tavoli attorno i clienti seduti su sgabelli traballanti si voltarono a guardarla. Un uomo-cane fece persino emergere il capo dalle enormi tette dell'arpia con cui aveva preso posto. Quel grugno da levriero la scrutò ringhiando. Per un istante Glacier temette che qualcuno potesse riconoscerla e tacciarla come assassina. Le budella le si strinsero forte mentre cercava di rintracciare nelle occhiate che la sommergevano un intento aggressivo o il desiderio di assalirla, ma in pochi secondi tutti tornarono alle proprie faccende come se nulla fosse accaduto. Chi a mangiare, chi a palpare il seno della propria vicina di posto, chi a far scivolare la lama del pugnale sui legacci di una borsa di cuoio tintinnante. Normalità.
    Quando tuttavia gli occhi di Glacier, tranquillizzati, tornarono sul cupo corriere, questo si era già dileguato. La fata aggrottò la fronte e fissò il vuoto lasciato dall'uomo per chissà quanto tempo.
    Il Magisterium. Il nucleo di potere più grande di tutta Utopia, dove uomini pelati vestiti di raso rosso giocavano a dadi con le fortune di... tutto il mondo, più o meno. Decidevano chi dovesse vivere e chi morire, il bene e il male, paradiso e inferno. Decidevano che quel lago andasse prosciugato.
    Andate via fate, sciò. Vivere qui da centinaia di anni non rende vostro questo luogo. La Luce è più antica della più vecchia di voi e la Luce ha creato questo luogo. La Luce ha creato ogni cosa. Siate grate alla Luce e restituetele ciò che vi ha dato. Per voi ci sarà una nuova dimora.
    E poi urla. Fiamme. Fucili caricati con proiettili che prendevano fuoco (fosforo, le avevano detto poi, fosforo si chiamava quella diaboleria), inquisitori con maschere dorate che tendevano le mani e creavano l'inferno in terra. Prima della fine il lago era già stato prosciugato dal calore degli incantesimi e decine di loro erano morte solo per quello. Glacier non aveva combattuto. Era rimasta nel bosco attorno al lago assieme alle più giovani a guardare il cielo notturno colorarsi di rosso e a piangere, piangere fino a sentire nausea e dolore al viso. Delle più anziane di loro, quelle che avevano realmente provato a opporre qualche resistenza e a salvare la propria casa, nessuna fu più rivista viva. Le sopravvissute trovate dagli inquisitori erano state meno che una cinquantina. Inscatolate in casse come oggetti di poco conto. Mandate nell'Aexquilinus.
    Siate grate alla Luce.

    Glacier posò di nuovo lo sguardo sulla lettera. Avrebbe voluto accartocciarla, rinchiuderla in un guscio di ghiaccio e spezzarla in un centinaio di frammenti, gettarla nelle acque dei laghi tossici e vederla dissiparsi nell'acido mentre si trasformava in una fetida nuvoletta. Non lo fece.
    Prese il coltello da tavola e cominciò a tagliare i legacci che tenevano chiusa la missiva. Quando finì, ebbe la tentazione di scagliare via quell'insulto di ceralacca lontano dalla propria vista, poi si rese conto che qualcuno avrebbe potuto accorgersene. Se lo infilò in una tasca, ripromettendosi di trovare un modo di disintegrarlo in un secondo momento.
    Aprì la carta frusciante domandandosi cosa volessero quegli idioti. Voleva almeno sapere se avessero deciso di ucciderla il giorno dopo o se si trattasse di un qualche scherzo di cattivo gusto.
    Quando finì di leggere, allontanò dagli occhi il testo aggrottando la fronte con nervosismo. Cosa cazzo significava? Era un lavoro, una trappola, un fottuto ricevimento? Rilesse, rilesse ancora e la cosa la irritava ogni volta di più. C'era una data, un'ora, un luogo. Una ricompensa. Nient'altro.
    Era uno scherzo. Una buffonata di cattivo gusto, non c'era dubbio. Sospirò, irritata, voltandosi per finire il proprio spezzatino ormai diventato freddo come i ghiaccioli che le formavano le ali. Rimescolò la poltiglia con il cucchiaio avvertendo all'improvviso che l'appetito di prima le era passato. Aveva lo stomaco stretto, dolorante.
    Un desiderio, diceva il volantino. Un desiderio soltanto, come nelle fiabe in cui la fatina buona appariva e voleva premiare il bambino che l'aveva aiutata. E il bambino, sorridente, chiedeva il paradiso per sé e la propria famiglia, poi tornava tutto contento a marcire di fame e di sete nella catapecchia assieme a genitori neppure più capaci di camminare da quanto erano deperiti. Alla fine morivano. Chissà se c'era, poi, un paradiso.
    Glacier frugò nella sacca di cuoio che aveva appena in vita, battè due monete d'oro sul tavolo e si alzò dallo sgabello senza proferire una parola. Quando spalancò l'asse di legno marcio usata come porta, l'aria fetida dell'Aexquilinus le pervase le narici, ma fu solo un istante prima che l'assuefazione cancellasse l'afrore dalla mente. La fata imboccò un vicolo di strette case di lamiera in cui figure avvolte in coperte la guardarono passare con occhi vuoti mentre si godevano gli effetti del veleno che si erano messe in corpo con le siringhe sparse ai loro piedi.
    Glacier rifletté un istante. La stazione per gli zeppelin era lontana. Se voleva essere al Caelius in tre giorni doveva sbrigarsi.
    Non aveva intenzione di chiedere il paradiso. Avrebbe riavuto la libertà, la libertà propria e quella delle sue sorelle. Avrebbero riavuto il lago. Niente più puttane, niente più immortalità pagata col culo. Blizzard avrebbe potuto abbandonare quel suo fottuto nome d'arte e smetterla di darla agli uomini lucertola perché le facessero la guardia.
    Strinse la missiva fra le dita fino a stropicciarla.

    Niente più vite strappate da Soft Rhyme o impieghi da assassina. Niente più quel ridicolo “fata serial killer”.
    Solo libertà. E pace.




    Stato fisico:
    Illesa

    Stato mentale:
    Illesa

    Abilità/Malus passivi:

    -Resistenza alle basse temperature
    -Rigenerazione lenta e costante e immortalità
    -Resilienza a malattie e veleni
    -Debolezza alle alte temperature
    -Perde l'immortalità se per un'ora non beve o mangia
    -Muore se non beve da un giorno o non mangia da quattro.

    Abilità attive:
    -

    Oggetti:
    Soft Rhyme
    [Spada larga a due mani di acciaio speciale, leggero e resistente all'acido]


    Note

    Scusate del ritardo.
    Ho raccontato solo di come Glacier riceva la lettera ma non di come arrivi al Caelius, visto che nella quest veleno dell'anima avevo già trattato la cosa. Arriva comunque per Zeppelin e si presenta all'ora concordata con il "coniglio". Ho comunque presentato il pg il meglio che ho potuto. Spero vada bene.
    Enjoy it.

     
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    Artificial Flower's Lullaby

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    Avevano dieci minuti per arrivare. Un gruppo tanto sgraziato e rappezzato da farla quasi ridere dall'amarezza. Scosse la testa in un segno di negazione quando Hamelin propose di suonare; non aveva voglia di musica, doveva restare concentrata. Doveva fare il suo lavoro, mentre l'istinto dapprima sussurrava, ma man mano che gli altri arrivavano cominciò ad urlare di lasciar perdere, di fare da sola, di ignorare quel gruppo informe di disperati provenienti da livelli più o meno profondi dell'Abisso che era Utopia.

    Prima arrivarono i bambini; erano noti con quel nomignolo, The Children, ma solo la femmina poteva essere collegata all'infanzia. L'altro aveva un aspetto più guerresco, e una lunga lancia che portava con sicurezza.

    Dici che è per compensare qualcos'altro?
    Dico che attirerà l'attenzione come un palo della luce in una strada buia


    Poi arrivò l'Angelo, il Cavaliere dei Draghi, il bellimbusto in armatura insomma. Anche per lui, una semplice occhiata silenziosa, glaciale, che ne esaminò la figura ma rimandò a più tardi i commenti. Quelli espressi a voce alta, almeno.

    Carne in scatola?
    Carne da cannone
    Non doveva avere un drago, da qualche parte?
    È stato abbastanza furbo da non portarlo con sé, apprezziamolo
    Mh. Giusto.


    Per ultima, arrivò la fatina. Non era solo un modo di dire, era stata proprio catalogata come Fata del Ghiaccio, e ne aveva tutto l'aspetto. Gelidi gli occhi, gelide le ali, probabilmente gelido anche il cuore. Non che ci fosse del calore in quel gruppo, il più "umano" forse poteva essere il pifferaio al suo fianco. E la cosa faceva molto pensare.

    È piccola.
    Ma la spada è grande.


    Rebecca guardò l'orologio che troneggiava sulla piazza. I dieci minuti erano passati, e nessun altro si era presentato. Potevano morire, per quanto la riguardava, dunque la coniglia sciolse l'intreccio delle braccia e la posa statuaria che aveva tenuto fino a quel momento, e fece un passo avanti, incoraggiando i presenti ad avvicinarsi e a formare un piccolo semicerchio attorno a lei.

    Signorine, signori, lasciate che mi presenti.

    Un accenno di sorriso le incurvava quelle labbra perfette, ma gli occhi erano freddi, attenti. Il divertimento non era ancora iniziato, quella era solo la preparazione.

    Io sono Rebecca Wunderbar. Il Coniglio Bianco che vi porterà nel Paese delle Meraviglie. Ma ci sono delle regole precise che bisogna seguire, per raggiungere questo posto meraviglioso.

    Parlava dolcemente, spostando lo sguardo da una persona all'altra, per includere tutti nella conversazione.

    Prima regola: voi fate quello che io vi dico. Fatelo perché sono una Guardiana, fatelo perché se no vi pianto una freccia nel collo, fatelo perché è l'unico modo che abbiamo per uscire tutti vivi e interi da questa caccia. Abbiamo tutti storie, motivazioni, modi di combattere diversi. E fidatevi, quando vi dico che non me ne potrebbe fregare di meno di chi siete, o di chi vogliate diventare. Mi interessa che combattiate come dicono che sapete fare. Mi interessa che diate il vostro massimo per catturare i Bardi Neri.

    Attimo di pausa, per far arrivare quel primo, importantissimo messaggio. Prima doveva dare una base per il comportamento generale, dopodiché poteva fornire i dettagli sulle prede. Alzò la mano sinistra, con tre dita tese, le affilate unghie nere che luccicavano come coltelli.

    Friedrich. Jack. Oleandro. Due stronzi e una piccola puttana. Pericolosi. Oh sì, signori miei, pericolosi. Molto. Si dice che l'apparenza inganni: qui è in grado di sciogliervi il cervello e farvelo sputare prima ancora che siate riusciti ad estrarre la spada.

    Era seria, molto seria. Non c'era paura o ammirazione, c'era solo la fredda constatazione di un cacciatore che ha raccolto informazioni sulle sue prede. Sapeva che i Cercatori erano le prede più succulente che potevano mai passare davanti al suo arco. Ma sapeva anche che i rischi erano molto, molto alti.

    Ho letto i vostri fascicoli. Mi sono fatta un'idea delle vostre capacità, ma vi prego, stupitemi, fatemi vedere che siete qualcosa di più.

    Siate utili prima di morire, insomma!
    ...E poi ti chiedi perché debba fare io i lavori di leadership?
    Pfft...


    Abbiamo ancora una ventina di minuti, poi la caccia comincerà. Dobbiamo raccogliere informazioni, prima di tutto. Stringere il cerchio attorno a quei tre, e a quelli che li staranno aiutando. Quindi... Dobbiamo andare a fare shopping, prima di presentarci al gran ballo.

    Appoggiò le mani sui fianchi e sogghignò, sentendosi molto magnanima mentre pronunciava la frase successiva.

    Possiamo scegliere da dove partire. Volete la taverna coi sovversivi, il bordello con la matrona psicotica, o un mio vecchio collega sull'orlo della follia?

    Tu hai già deciso, vero?
    Ovvio.










    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: welcome to the Jungle, babes. Disclaimer e prima scelta per il gruppo.

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: Eccellente

    Stato Reby: Pronta all'azione, un po' irritata dal dover collaborare

    Stato Becca: Ben calata nel suo ruolo




    CITAZIONE
    Ciaaaaao *;..;*
    Rebecca ha già detto tutto, vi aggiungo un paio di dettagli tecnici.
    Avrete tempo fino al 26 per parlare, discutere, postare a ruota libera. Presentarvi, ammazzarvi tra di voi (ecco, magari quello no), insomma, per interagire e fare amicizia come i bravi bambini. Poi io darò il segnale di partenza, e andremo nel posto che verrà deciso tra quelli proposti.

    Per dubbi, domande, critiche o consigli messaggiate me in primis, Fatal in secundis.
     
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  8. Goodness
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      Le bugie dei distruttori - Preparazione


      Per tutta la presentazione alla missione descritta dal coniglio dei sacerdoti Rivaille è fermo sul posto, silenzioso e con una strana calma che lo permea. Strano, davvero strano. Ero preparata per una scenata degna di lui, del tipo che con la lancia puntata al collo di lei iniziasse a urlare come non si sarebbe mai venduto al Magisterium, oppure sul come era irritato dal fatto di sentirsi parlare della Gilda Nera da una serva come lei che di sicuro non li ha nemmeno mai visti. Cose che ho pensato anch'io durante il discorso. Ma immagino che questa sia la conferma che i numeri non siano l'unica cosa cambiata in questo anno.
      Scaduto il tempo di preparazione alla caccia i marchiati di Utopia - i fuorilegge presenti - erano solo due, esclusi me e Rivaille. Non so quali calcoli abbiano fatto nei piani alti, ma anche se per la legge dei grandi numeri contro tre persone questo gruppo avrebbe avuto sicuramente la meglio, se proviamo a vedere la scena sotto un mero fattore di forza ho seriamente qualche dubbio.
      Uno dei due fuorilegge è Vahruk, il cavaliere dei draghi del livello degli Intoccabili. Rivaille lo guarda con la coda dell'occhio, quanto basta per fargli capire che è contento di vedere una faccia conosciuta - per quanto effettivamente possa essere conosciuto un viso di cui si sa solo il nome - mentre io lo guardo più attentamente, provando a scorgere se dietro o sopra di lui ci fosse Drem, il suo drago dagli occhi cremisi. Provo da più angolazioni, piegando la testa oppure spostandomi di qualche metro, ma sembra che la creatura - l'essere vivente dopo Rivaille verso il quale posso dire di provare affetto - non ci sia. Quindi mi limito a ritornare con i miei occhi sul cavaliere a cui regalo un breve saluto con la mano.
      L'altro fuorilegge è una ragazzina, capelli di un colore celeste abbelliti da un fiocco azzurro e dagli occhi dal colore del ghiaccio, vestita con un abito blu coperto da un grembiule nero. La guardo per alcuni secondi, quelli che mi bastano per memorizzarla, e anche se non mi ispira nulla di buono la sua immagine mi richiama angoscia. Vivendo nell'ultimo livello mi capita di vedere molto spesso dei bambini, ma non come lei. I bambini che si incontrano su Utopia sono per lo più orfani oppure scappati di casa, come dei cuccioli senza famiglia, abbandonati a loro stessi, e in continua lotta per la loro sopravvivenza. Guardo negli occhi di quei poverini ogni giorno, ma non ho mai provato la stessa sensazione. Anche se fossi obbligata non riuscirei mai guardare quella bambina negli occhi più di pochi secondi. Nelle sue pupille gelide e fredde come un lungo inverno leggo una grande solitudine, la stessa che sento a volte avvinghiarmi nel suo glaciale abbraccio. Pensare che una ragazza del genere sia stata chiamata per una battaglia del genere mi dà i brividi.
      Il coniglio bianco attende con le mani poggiate sui fianchi che i suoi aiutanti la aiutino a scegliere la prima tappa per la caccia, e io non ho nemmeno bisogno di immaginare cosa voglia fare ora Rivaille.

      « Quanti di voi hanno già avuto a che fare con i Seekers? »

      Il mercenario posa la lancia nel fodero e tira un lungo sospiro, chiudendo gli occhi per un secondo.

      « Quanti di voi li hanno affrontati e visti di persona? »



      Il mio compagno ha ragione. Noi abbiamo la sicurezza di sapere con cosa avremo a che fare, ma loro?
      Se quello che penso io è esatto allora abbiamo un gran bel problema davanti a noi. Scommetto che la cacciatrice vestita di bianco è solamente venuta a riscuotere la testa degli eretici solamente perché gli è stato ordinato, come sono altrettanto sicura che passerebbe sulle nostre carcasse senza troppi complimenti. Ma lei ha bisogno di noi, perché ha abbastanza informazioni da sapere che da sola non ci riuscirebbe mai, e noi abbiamo bisogno di lei per incontrare di nuovo loro. Sono loro che ci hanno resi come siamo ora, e Rivaille - la bestia - vuole prendersi la sua vendetta.
      Non ho nemmeno bisogno di guardare il viso del bambino di Aexquilinus per conoscere la sua espressione.

      « Se c'è qualcuno che può aiutarci a trovare gli eretici, quello è un tuo collega. Io dico di andare da lui.
      E ricorda, cagna del Magisterium, qui sei tu quella che deve dimostrami qualcosa.
      »

      Anche la bestia davanti al suo padrone non conosce gratitudine.




    Nulla da segnalare.


    RIVAILLE
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Calmo
    Armi usate: La lancia

    REI
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Cosciente
    Armi usate: ///

    TALENTI
    REI
    Vicarious: Padronanza di uno stile di combattimento basato sulla conoscenza delle arti marziali del Baguazhang e del Karate.

    RIVAILLE
    Nothing ventured: Talento di maestria nell'utilizzo della lancia
    The Beast: Passiva di forza sovrumana
    The Beast II: Passiva di utilizzo dell'armatura media di cuoio

    MALUS
    REI
    Gap of a Dream: Rei è muta

    TECNICHE
    RIVAILLE
    ///

    REI
    ///
     
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  9. .Zen
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    Dalle viscere di Utopia spuntarono fuori, chi delicato, chi assordantemente distorto, le creature che ci avrebbero aiutato nel nostro cammino. Non le conoscevo, né di volto, né di nome, poiché non era di mia competenza conoscerle. Come loro, ero solo una pedina in quella scacchiera di pensieri, decisioni e strade da percorrere. Alla completa adunata, che fortunatamente non fu segnata da particolari ritardi, Rebecca schiarì la sua voce, per fare tirare le somme sul da farsi. La ascoltavo in disparte, come sempre, osservando nel frattempo i nostri ospiti. Eravamo un gruppo davvero strano e ben poco omogeneo, c'era da dirlo. Creature bizzarre e persino non umane, fra una bambina e una creaturina che avrebbe dovuto avere più calore nel cuore, v'erano una bestia armata di lancia e uno scintillante cavaliere. E poi, io e Rebecca, che di certo normali non eravamo affatto. Lei continuava a parlare, con la chiarezza che la contraddistingueva. Diretta, brutale, senza provarci nemmeno ad indorare la pillola ed era giusto così. La situazione, come mi aveva accennato, non era affatto delle migliori e da come ne stava parlando, non era per niente il caso di scherzare. Tutto dipendeva dalla nostra bravura e dalla nostra capacità di riuscire a fare ciò che dovevamo fare, senza lasciarci la pelle o comunque facendolo per una buona ragione.

    Sospirai. Avevamo altri venti minuti per poter ragionare fra di noi, decidere quali fra le opzioni elencate da Rebecca scegliere. Lo stare in pubblico mi metteva ansia, nonostante mi sentissi pronto ad affrontare una missione di quella portata. L'ansia era proprio quella di sentirmi uomo fra gli uomini e non più ratto frai ratti. Era un sentore che non riuscivo ancora a capire in pieno e che mi metteva paura, di fatto avrei preferito rintanarmi quatto quatto nelle fogne, seguendoli con attenzione dalle ombre e con gli occhi della mia gente. Resistetti alla tentazione di scapparci immediatamente, sebbene mi apprestai per dire alla mia padrona che comunque mi ci sarei infilato, per seguirli in disparte. Lei sapeva che era il mio modo di lavorare, osservare silenzioso e sbucare fuori quando era il momento adatto, ma non avrei protestato di fronte ad un diniego.

    Quindi, la bestia parlò. Il mio animo s'infiammò per le sue parole. Sputare sentenze sulla mia padrona era una cosa che non potevo sopportare, di fatto tutto il mio corpo strillò irrigidendo i muscoli e portando la mano verso il Pungitopo, così da scagliarlo nella tempia di quell'animale. Mi trattenni, non era il caso di agitare le acque a caso, così come trattenni l'istinto di frappormi fra lui e Rebecca per affrontarlo, ma almeno la mia voce volette ottenere un minimo di sfogo. Ringhiai a denti stretti, fissando con rabbia quella creatura armata di lancia. "Bada a come parli". Avrei voluto affiancarci qualsiasi epiteto di fianco. "Bestia", "animale", "immondizia", ma erano tutte e tre cose per cui provavo troppo rispetto per insudiciarle di fronte a quell'insulto vuoto. Non mi importa come avrebbe reagito, in caso mi sarei difeso, nel frattempo proseguii nel mio intento originale, avvicinandomi a Rebecca per dirle ciò che avevo da dirle. "Se vuoi posso seguirvi dalle fogne a priori da dove andate, evitando di stare tutti insieme magari attireremo meno gli sguardi".



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    ♫ Stato Fisico: In Salute
    ♬ Stato Mentale: In Rabbia
    ♩ Abilità Usate: Nessuna

    ♭ Riassunto: Hamelin si incavola, sparla allo sparlatore, poi chiede a Rebecca se può andarsene nelle fogne perché sì.
    ♪ Note: Don't touch my tallallà.
     
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    Bipede

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    LA FENICE NERA
    { parte seconda }

    Il Bianconiglio lo scruta con occhi di ghiaccio, senza dire una parola, e fa lo stesso con tutti gli altri che sono lì con lui. Stavolta è arrivata puntuale e non porta orologi con sé, l'accompagna invece uno strano pifferaio;
    dice loro che li avrebbe condotti nel Paese delle Meraviglie. Oh, che fosse diventato Alice tutto d'un tratto?
    No, no: lui non è Alice, è Jabberwock, il drago pazzo, ed il Paese delle Meraviglie, che è così meraviglioso, lo sarebbe diventato ancora di più mentre il fuoco lo avrebbe consumato, lentamente, fino a raderlo al suolo.

    Gli spiega pure che ci sono regole da seguire se vogliono arrivare in Wonderland, che la prima è di eseguire i suoi ordini, che devono farlo perché lei è una Guardiana - cosa intende dire? -, perché altrimenti pianterà loro una freccia nel collo, perché è l'unico modo di riuscire a sopravvivere. Abbiamo tutti storie, motivazioni, modi di combattere diversi dice, invece siamo tutti fuori di testa vorrebbe aggiungere il cavaliere, ma tace.
    Lo Stregatto del resto lo disse ad Alice, per entrare nel Paese delle Meraviglie bisogna essere pazzi.
    Lasciate che vi riveli un segreto, però: tutti i migliori sono matti.

    Il Bianconiglio, infine, conclude il suo bel discorso informandoli delle prede che avrebbero dovuto cacciare in questa folle missione - Friedrich, Jack e Oleandro; due uomini ed una donna - e che hanno diversi punti da cui partire: la taverna coi sovversivi, il bordello con la matrona psicotica, o un vecchio collega sull'orlo della follia; il cavaliere non aveva dubbi su cosa scegliere. Del resto, per lui è molto facile estorcere la verità.
    La sua spada ha infatti il potere di impossessarsi dei ricordi altrui, e quelli non mentono.

    Le sue labbra sottili stanno per schiudersi, sta per dire che sarebbe andato dalla signora del bordello, che avrebbe ottenuto ciò che vogliono e nel frattempo avrebbe goduto di una bel panorama, che avrebbe unito l'utile al dilettevole. Tuttavia, Rivaille - il nome dell'uomo armato della lunga lancia, e quello della bambina che lo accompagna, li seppe quando quest'ultima si risvegliò dal sonno in cui Drem l'aveva mandata - urla che nessuno di loro conosce i Seekers - il soprannome con cui probabilmente sono conosciute le sue prede - e che conviene cercare il vecchio collega del Bianconiglio, o cagna del Magisterium, come l'ha chiamata lui.

    A quel punto sente il pifferaio ringhiare al suo nuovo amico, a quel punto, pensa, è ora che parli anch'io.
    « Ha ragione lo sgorbio, Rivaille » dice sorridendo « bada a come parli » ironia nelle sue parole « siamo sempre di fronte ad una donna di così rara bellezza, è un peccato urlarle contro in quel modo, sbaglio? ».
    « In ogni caso, io sceglierei la matrona pazza, chissà che non trovi altro lì con lei. » sfacciato il guerriero.
    Dopodiché si avvicina al guerriero che sembra avere gli occhi di un bambino e sussurra dolcemente al suo orecchio, in modo che nessun'altro lo senta: « prima gli diamo ciò che gli serve e lasciamo che esaudiscano il nostro desiderio, poi uccidiamo anche loro. » un ghigno si fa spazio sul viso di un angelo.

    Beware the Jabberwock, my son!
    The jaws that bite, the claws that catch!


    2rw6m3c

    e le leggende dicono che i draghi siano creature feroci,
    ma che non lo saranno mai quanto quelle che li cavalcano.

    Dopo aver avuto la certezza che il messaggio sia arrivato a destinazione, allontana le labbra dall'orecchio di Rivaille, e fa qualche passo indietro. « Mi pare di aver capito che voi conosciate gli uomini che stiamo cercando » stavolta parla con entrambi « vorrei chiedervi di parlarmene, in privato. »
    Quel sorriso maligno che prima troneggiava sul suo volto, ma che nessuno dovrebbe aver visto poiché dava le spalle a tutto il gruppo, scompare lasciando al suo posto la sua solita espressione angelica.

    Quest'ultima parte ho voluto specificarla perché non voleva qualcuno capisse le intenzioni ostili di Vahruk - immaginavo che i pg si trovassero riunito in cerchio di fronte a Rebecca, per cui il cavaliere avanzando di fronte a Rivaille avrebbe dato le spalle a tutti gli altri e nessuno lo avrebbe potuto vedere. Nel caso mi sbagliassi, chiedo venia. Comunque niente da dire, se non "no homo pls" e che le frasi in inglese sono due versi della poesia Jabberwocky di Lewis Carroll. :sisi:



    Edited by Onironauta. - 24/6/2014, 19:09
     
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  11. Alb†raum
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    Lo spadone venne teso a Glacier dalla donna addetta al recupero bagagli, una vecchiaccia dagli arricciati capelli biondo platino simile in maniera inquietante a quella che la prima volta le aveva detto di non farle perdere tempo. Si guardò attorno a disagio. La mortificante sensazione che non fosse solo la stronza a non essere cambiata si fece largo nei suoi pensieri: non era cambiato assolutamente nulla dall'ultima volta che aveva visitato il Caelius. Quando era stato che aveva accettato il lavoro di quella Desda? Sei, sette mesi prima? Certo, non ci si poteva aspettare che un quartiere subisse trasformazioni radicali in così poco tempo. Lei era abituata alla caotica irrequietezza dell'Aexquilinus, alla sensazione di stare attraversando una via per la prima volta anche quando ci si era stati per decine di volte. Poteva essere stato a causa di un fiume di fango nato dalle piogge che aveva seppellito un gruppo di pietose baracche assieme ai loro abitanti, per una qualche bomba o granata esplosa nel punto sbagliato (o in quello giusto) o semplicemente perché la natura aveva deciso di riprendersi le assi di legno con cui una casa era stata costruita e trasformare l'ammasso di cemento di cui era composta in un cumulo di ghiaia. Nulla rimaneva uguale all'occhio. Era l'anima che rimaneva putrida e corrotta.
    Nell'attraversare l'aeroporto non riuscì che a confermare la sua prima impressione. L'immensa distesa grigia e lurida degli attracchi era colorata da luci variopinte che filtravano attraverso la grande vetrata dell'edificio principale e compensavano per il giorno che la Luce non concedeva al Caelius. Il molo a cui era discesa era uno diverso da quello della prima volta, anche il porto era un altro e lo zeppelin era colorato di un blu spento invece che di verde, ma tutto il resto era uguale. Uguali le persone che camminavano a fianco a lei, tutte con il volto distorto dalle voglie nascoste nelle loro teste, uguali gli edifici, uguale la sensazione di essere in un piccolo, organizzato inferno. L'unica cosa che le diede sollievo fu il pensiero che non sarebbe dovuta andare troppo lontano, almeno per adesso. Non aveva nessuna intenzione di vedere una seconda volta le vetrine dei bordelli esporre donne di qualsiasi età e razza come merce di poco conto.

    La stazione era una calca di corpi dagli abiti variopinti. Era una folla eterogenea, fatta di clienti di bordelli di lusso che vestivano costosi abiti su misura con cravatte e giacche messe a nuovo, da semplici ragazzi curiosi che ficcavano il naso in ogni angolo come se sperassero di trovarci una puttana e infine dai veri abitanti del quartiere, quelli relegati in periferia, relitti umani pieni di croste che trascinavano i propri stracci a terra. Nuotavano tutti in quell'oceano di gente come pesci impazziti, spintonandosi a spallate o cercando varchi fra una persona e l'altra. Pesci, sì.
    Nessun coniglio, però.
    Glacier rilesse la lettera una o due volte guardandosi attorno alla ricerca di un segnale, un simbolo che potesse indicarle dove si trovasse il mandante. Coniglio bianco, quello di Alice nel paese delle meraviglie... magari aveva anche il panciotto con l'orologio, chissà, ma puzzava di presa per il culo. Si passò una mano sulla fronte. La tensione accumulata nel viaggio le pulsò nelle tempie tutto d'un colpo facendole male alla testa. Strinse la carta fra le mani con rabbia, e considerando quello che aveva fatto al messaggio da quando era partita dall'Aexquilinus, ormai sembrava avesse in mano uno straccio raccolto da terra. Ai fottuti sacerdoti piaceva parlare per indovinelli e sottintesi. Bianconiglio di qua, bianconiglio di là, desiderio... merda di cane nascosta nel fango, ecco cos'erano le loro metafore. Come cazzo poteva sapere cosa intendessero con quel fottuto conigl...
    Quando sollevò gli occhi nell'attacco di nervosismo, distinse una figura vestita di chiaro a una ventina di metri da lei, così luminosa che era difficile non scorgerla in mezzo all'accozzaglia dei colori scuri degli abiti da sera, mantelli e stracci che si aggiravano per l'edificio. Era vestita come una ragazza dei night club: indossava una minigonna corta anche per essere una mini, e il tessuto bianco risaltava sulla scura carnagione come avrebbe fatto una goccia di latte lasciata cadere nella pece; anche il top bianco lasciava ben poco all'immaginazione rispetto a ciò che nascondeva sotto.
    E, sulla testa di capelli color crema, due lunghe, evidentissime orecchie da coniglio.

    «...vabbé.»

    Con un sospiro raggiunse il gruppo che già si era raccolto attorno alla donna, non meno eterogeneo della folla circostante. Un uomo in armatura sormontava tutti. L'acciaio della sua corazza rifletteva le luci dei fari mandandole a rimbalzare contro i muri. Era una di quelle palle appese nelle discoteche. Glacier si chiese come diavolo avesse fatto a non notarlo. Era persino più evidente della coniglietta.
    Al fianco del cavaliere una serie di altri individui aspettavano direttive. Vi era un uomo armato di lancia con una bambina pallida che gli stava vicino. La piccola aveva un'aria tranquilla, sicura vicino al compagno (o padre, o fratello), eppure a Glacier tornarono comunque in mente quelle... cose che vendevano come schiave sessuali a meno di un centinaio di metri di distanza. Sentiva ancora quegli occhi fissarla al di là della vetrina, quelle iridi oltremare così perfette che aveva creduto fossero fatte con il vetro soffiato... finché non le aveva viste muoversi.
    “Va tutto bene. Lei non è una di quelle bambole. Non è nemmeno una fata. È una bambina. Solo una bambina”. Dannazione, perché doveva sempre avere in testa violenza e stupri ovunque posasse lo sguardo?
    Perché veniva dall'Aexquilinus, fu la risposta che si diede.
    Infine un ragazzo normale, troppo normale perché non fosse strano in mezzo a quella compagnia. A parte per i capelli grigi e il viso da ragazzina, non sembrava avere nulla di particolare. Eppure in qualche modo anche lui non stonava, o meglio, stonava così tanto da trovare anche lui un posto in quell'improvvisato circo di buffoni.

    Un circo non molto divertente, si ritrovò a pensare fin dalle prime parole della coniglietta, Rebecca, così aveva detto di chiamarsi con quella sua boccuccia dalle labbra carnose. Labbra che erano riuscite a sputare un'infinità di stronzate. Glacier aggrottò la fronte. Fascicolo. Davvero avevano un fascicolo sulla gente dell'Aexquilinus? Oppure era possibile che la stessero tenendo d'occhio? Probabilissimo. Praticamente certo. L'idea di sentirsi osservati da qualcuno di nascosto non era un istinto funzionale all'Aexquilinus: c'era sempre qualcuno, che fosse un barbone, un cadavere mezzo seppellito, un qualche pesce mutante o un insetto troppo grosso che ti scrutavano da dietro qualche spaccatura. Avrebbe voluto chiedere qualcosa, ma decise di lasciar perdere. Inutile. Quella troia probabilmente aveva ricevuto il documento da qualcuno e non sapeva nient'altro.
    E, in ogni caso, Glacier era particolarmente interessata a quei bardi neri. Ne aveva sentito parlare, sì. Ribelli, sovversivi. Quelli che avevano ucciso la sacerdotessa. Quelli che avevano permesso la nascita di Dirk e Howard, di tutti gli altri re straccioni, della fatina serial killer che si aggirava per le vie sporche di fango assetata di sangue. Loro, la causa di tutto.

    «In privato un corno.»

    Sbottò verso il gruppetto che si era messo a discutere animatamente. Non gliene fregava un cazzo della discussione sul Magisterium. Finché fosse stata quella ragazza a pagarli, il cliente aveva sempre ragione. Le teste di Dick e Howard lo sapevano bene.
    Prese la borraccia appesa alla cintura e cominciò a svitarne il tappo.

    «Se avete qualcosa da dire, ditelo a tutti. Non siete gli unici a volerli catturare.»

    Bevve qualche sorso d'acqua prima di riagganciare alla fibbia il contenitore e si ripulì le labbra col polso. Il caldo irradiato dai corpi cominciava a farle correre goccioline di sudore lungo il collo.

    «Se davvero uccidono con la facilità che ha descritto la signorina Wunderbar, allora è meglio che non ci nascondiamo informazioni sul loro conto.»

    Alle parole “signorina Wunderbar” le labbra le si incresparono in un inavvertito sorriso che si sforzò di nascondere subito. Chiamare in maniera rispettosa quella coniglietta egocentrica aveva un che di comico. E nauseante.

    «Riguardo al luogo dove andare, proporrei il bordello. Se qualcosa accade nel Caelius, lì lo dovrebbero sapere.»

    Per quanto le facesse schifo la sola idea, era innegabilmente vero. Le sue sorelle giù all'Aexquilinus spesso raccoglievano informazioni di prima mano da clienti dalla lingua sciolta.
    Lanciò un'occhiata di scorcio al cavaliere, quello che dava di spalle al resto del gruppo. Non gli piaceva. Ma in tutta sincertà, nessuno di quel gruppo gli piaceva. Raramente i mercenari andavano d'accordo. Ognuno è un lupo solitario, una bestia che combatte per sé stessa.
    Glacier, dovette ammetterlo, non era diversa.




    Stato fisico:
    Illesa

    Stato mentale:
    Illesa

    Abilità/Malus passivi:

    -Resistenza alle basse temperature
    -Rigenerazione lenta e costante e immortalità
    -Resilienza a malattie e veleni
    -Debolezza alle alte temperature
    -Perde l'immortalità se per un'ora non beve o mangia
    -Muore se non beve da un giorno o non mangia da quattro.

    Abilità attive:
    -

    Oggetti:
    Soft Rhyme
    [Spada larga a due mani di acciaio speciale, leggero e resistente all'acido]


    Note

    Glacier si rivolge al gruppo innervosita dal fatto che la escludano. Per il resto, scusate del post orrendo.
    Enjoy it.

     
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    Non mi piacciono.
    Reby, non ci devono piacere.
    Ma non mi piacciono proprio.
    Ti prego. Ti prego. Stai buona. Stiamo lavorando.
    Non. Mi. Piacciono.


    Il primo a parlare fu il guerriero con la lancia, Rivaille. Iniziò bene, fece capire che lui li aveva già visti, questi Seekers. Che aveva un po' di esperienza, cosa fondamentale per un cacciatore.
    Poi terminò con un appellativo poco gradevole, che Becca si fece scivolare via come niente. Le urlavano ben di peggio quando svolgeva il suo lavoro, quando strappava arti e frustava nervi scoperti. Non le interessava avere il rispetto di quella cricca arrabattata; le interessava che le obbedissero e facessero il loro lavoro.
    Per questo sorrise amabilmente, quando Hamelin si fece avanti per richiamare all'ordine il guerriero insubordinato. Non disse niente al pifferaio, gli lanciò soltanto una breve occhiata che, Hamelin avrebbe potuto constatare, per una volta non conteneva rimprovero.
    Gli occhi tornarono poi di corsa sul cavaliere dei draghi, Vahruk o come diamine si chiamava. Inizialmente le diede ragione, si espresse, poi rese palese il perché non piacesse a Reby.

    Freccia! Ora! Mentre è girato!

    Per fortuna, la fatina di ghiaccio intervenne prima di qualsiasi altra azione bellicosa. Rebecca le donò più di uno sguardo distratto, questa volta; le rivolse la propria attenzione, la ascoltò, arrivò addirittura ad annuire con un mezzo sogghigno soddisfatto.

    Non credo abbiate ben chiara la situazione, signori riprese a parlare, guardando stavolta Rivaille e Vahruk, alternando lo sguardo da uno all'altro.
    Collaborare è qualcosa di fondamentale. E disgustoso. Fidatevi, ho meno voglia di tutti voi messi insieme di essere qui con voi. Ma...

    Alzò l'indice destro con un gesto delicato. Le luci della piazza fecero luccicare la sua unghia affilata come un rasoio.

    ...Purtroppo è obbligatorio, se vogliamo sopravvivere. Chi non ha intenzione di farlo... gli occhi si soffermarono un secondo di più su Vahruk, mentre la voce continuava ad essere calma Può andarsene subito. Potrete sussurrarvi e farvi quello che volete tra di voi, ma dopo. Quando avremo finito la missione. Dunque...

    Fece una piccola pausa, guardando a turno i presenti, in fila. Poi ruppe il silenzio e diede le indicazioni su cosa fare, indicando a dito i presenti nel momento in cui pronunciava il loro nome.

    Vahruk. Glacier. Voi vi recherete al bordello "Il Sospiro Segreto". Lo trovate nella quinta strada, da qui andate a destra poi proseguite sempre dritto. La matrona che cercate si chiama Eris, gestisce il posto assieme al suo compagno. Sappiate che è un bordello di stralusso, anche per questo Cerchio. La signora pare possedere delle doti speciali per annullare la sofferenza dei suoi clienti, quindi... Potete immaginare quanti del Magisterium siano clienti fissi.

    Un mezzo ghigno le incurvò quelle labbra perfette, che presto formularono la conclusione della frase.

    Dunque evitate violenza e minacce. C'è un ottimo servizio di sicurezza, e c'è gente in alto che protegge quel posto. Siate delicati, insomma.

    Parlava con tono serio, da generale: sbrigativo quanto bastava, e con la stessa rapida freddezza spostò gli occhi sui Children.

    Rei. Rivaille. Voi venite con me da Jeremia. Proveremo a casa sua prima di tutto, se non lo troviamo faremo il giro dei posti dove di solito collassa. Tenete presente che è stato degradato e cacciato perché ha fallito una missione con una strega, o qualcosa di simile, e ha fatto un disastro con morti e feriti da tutte le parti. Era bravissimo nel suo lavoro, e probabilmente continua a farlo. Dunque ci andremo con mani e piedi di velluto. Pochi riferimenti alle Caste, è abbastanza pazzo da saltarci alla gola se gli facciamo capire che ci fa pena per essere stato bandito dai primi due Cerchi.

    Aveva dato parecchie informazioni, mancava solo da sistemare l'ultimo cucciolo della covata.

    Hamelin lo chiamò, con la stessa voce militare che aveva riservato agli altri Tu sai cosa fare.

    La loro combinazione di caccia era sempre la stessa. In quei mesi, Rebecca l'aveva addestrato e aveva cominciato a portarlo con sé a caccia e in diverse missioni. Il Pifferaio era solito seguirla dalle fogne, dagli anfratti più bui in cui si nascondeva coi suoi topi, pronto a balzare fuori al momento opportuno. Non dubitava che avrebbe fatto lo stesso anche questa volta, il collare che portava al collo era un segno costante del legame profondo che aveva con la sua padrona.

    Bene. Il tempo delle domande è questo. Ed è anche il tempo... gli occhi si fermarono in quelli di Rivaille Che chi ha delle informazioni utili alla caccia le riveli. A tutti, con voce abbastanza alta perché vi possiamo sentire.

    Non era una richiesta, era un ordine. Fermo, nel complesso abbastanza garbato, ma pur sempre un ordine.





    Riepilogo:

    Link scheda:

    Riassunto: la classe si divide per la gita. Vahruk e Glacier al bordello (il cavaliere inattaccabile e la fata che ci lavora dovrebbero essere i più adatti) e i Children + Rebecca dal collega (Rebecca per ovvi motivi, Rei è carina e puccia, Rivaille è la guardia armata e la quota azzurra). Hamelin topeggerà come suo solito.

    Trucchetti: //

    Stato Rebecca: Eccellente

    Stato Reby: Insofferente

    Stato Becca: Focalizzato e tranquillo



    Il prossimo post è di Fatal, poi si comincia. Non ci sarà bisogno di seguire l'ordine tenuto finora.
     
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    Endoscheletro

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    Dio mio se ho fame. [Ma ben svegliato stellina, sai che ore sono? Credo che dopo un tot di ore si possa definire coma.] Dammi almeno qualche minuto prima di sfracassare.

    Wade e le sua vocina erano ufficialmente svegli. D'altronde non si può far girare un metabolismo con soli alcolici e stuzzichini vari, il tuonare del suo stomaco aveva interrotto la fase rem. Se non era per quello probabilmente avrebbe ancora vegetato nel lettone, prolungando la dormita fino al giorno a venire. Lento e flemmatico si diresse prima al bagno a rispondere dei proprio bisogni di vescica, poi a zonzo per la camera nella speranza di trovare qualcosa da sgranocchiare. Guardò i ripiani in cucina, il tavolo, dentro il divanetto: nada de nada. Nulla che fosse anche lontanamente commestibile...poi la lampadina.

    Panino con prosciutto, [no Wade] olio, sale, formaggio [va bene tutto, ma non sei mai arrivato a tanto], cipolla a gogo e una goccia di vodka. Unica pecca? [il fatto che sia stato buttato tre giorni fa?] No, non ha superato il provino iniziale perchè troppo salato.

    Le mani si muovono da sole e svelte vanno ad aprire lo sportello appena sotto il lavandino. Il cestino è lì e subito viene trafugato, la spazzatura vola un po' ovunque sul pavimento finchè questo non appare. Lo sguardo del posseduto è quello di un tossico in astinenza che ha appena trovato una dose, del cristiano fervente davanti al Santo Graal. Tremante si avvicina al cibo tanto desiderato, quasi in soggezione. L'odore non è dei migliori, ma a prima vista il pane sembra ancora integro.

    [Sei ancora in tempo.] Fottiti. [Vuoi proprio l'abbonamento al cesso allora? Idiota.] Tua madre. [Che è la tua. Ma che diavolo è quello?] Si certo, il vecchio giochino del distogliere l'attenzione. [Guarda il fondo del cestino babbuino.]

    Li in condizioni pietose c'è quella che sembrerebbe una lettera. E' umida e i caratteri sembrano sfocati, il contenuto tuttavia è ancora leggibile. Il messaggio è chiaro e lo stemma del Magisterium lo è ancor di più, si tratta di una possibile missione, qualcuno richiede i suoi servizi. Le domande iniziarono a moltiplicarsi nella testa del mercenario, che l'avesse cestinata poiché fosse una trappola? una presa in giro? Non riusciva a ricordare, dopotutto se l'era presa comoda quei giorni.
    Dopo aver guadagnato un po' di soldini con l'ultima fatica lavorativa, li aveva già prontamente spererati in donne e alcool. Doveva riuscire a ricordare come e quando aveva ricevuto la missiva e più che altro il motivo che l'avevano spinto a rifiutare. Si mise di nuovo in piedi, braccia conserte e testa reclinata da un lato a suggerire una posa pseudo riflessiva.


    [Ti ricorda qualcosa: “Tanto la tua merda religiosa la butto una volta salito?”] Nope. [Manco a chiederlo....tornavi con due troiette sotto braccio verso il tuo appartamento. Un tizio incappucciato ti è venuto incontro con la busta e tu prendendola gli hai proferito quelle parole precise.] Ah già! Avevo la bocca piena trall'altro, smangiucchiavo qualcosa di estremamente salato ricordo. [Il panino...merda l'appuntamento è adesso!]

    Era in mutande ed il tempo stringeva. Divorò in due morsi ciò che rimaneva della cibaria e svelto si diresse in camera. Non c'era solo la voglia di fare qualche soldo stavolta, voleva di nuovo menare le mani, rimettersi in carreggiata. Da troppo tempo era in panchina, aveva bisogno di un po' azione e stimoli nuovi. Sapeva che qui c'era in ballo qualcosa d'importante, qualcosa di serio. La commissione proveniva dai piani alti di Utopia, roba di guardiani. Wade ancora cercava risposte in merito a ciò che gli era successo, alla creatura che lo abitava. In cuor suo sperava che ciò che andava per compiere potesse fare luce sulle ombre del suo passato. Si chiedeva se tra i mandanti ci fosse qualcuno che potesse rispondere ai suoi innumerevoli quesiti.
    Dopo aver sistemato le katane dietro la schiena, il mercenario era ufficialmente in tenuta e pronto per raggiungere il luogo stabilito. C'era solo un modo per arrivare in tempo alla stazione, doveva teletrasportarsi. Non era una zona troppo distante da lì e conosceva abbastanza bene il posto. L'affaticamento sarebbe stato miserrimo utilizzando la sua peculiare abilità, anche perchè si trattava di poco più di due tre traverse a piedi. Chiuse gli occhi, nella mente focalizzò al meglio l'unica via dove sapeva di poter andare. Gli tornò alla mente una stradina chiusa, quasi sempre desolata e lontana da sguardi indiscreti. Sapeva che quello era il punto perfetto dove comparire senza essere notati.
    Distese le braccia lungo i fianchi, assunse una posizione ritta e incominciò a respirare lentamente. Si dimentico dell'odore di muffa del suo appartamento, dei rumori dell'ambiente attorno a sè Si focalizzò solo su quel punto preciso di Caelius isolando qualsiasi pensiero dalla sua testa. Pochi secondi e...puff! Una nuvola nera si porta via l'alta figura di Wade riconsegnandolo poco dopo al luogo da lui scelto. Al suo arrivo un gatto emise un verso spaventato per poi fuggire, a parte il felino nessun altro sembrava averlo notato.
    L'entrata della stazione era di lì a pochi metri e a passo spedito ci si avvicinò. La gente ora incominciava ad essere tanta ed in perenne movimento, chi per una destinazione chi per un'altra. Quella d'altronde era una città viva e quel luogo era il centro pulsante dell'esistenza di molti. Chiunque passa per di lì e quasi tutti hanno poco tempo per fermarsi e guardare ciò che li circonda. Questa è una di quei pochi luoghi in cui un tizio rosso e blu, con una bandane e due spade può passare quasi inosservato. Era li che cercava e si guardava intorno, avanzava con un cammino sostenuto e scrutava l'ambiente con uno sguardo attento. Era deciso a trovare il coniglio bianco descritto nella lettera. Dopo qualche minuto ecco che gli appare una donna vestita di tutto punto come l'animale citato, doveva essere lei. Ma ancor di più delle bellezze di questa e degli abiti sexy da indossati dalla donna, sono la vista di altri individui a stupire il posseduto. Chi portava armature, chi brandiva armi di vario tipo, era fin troppo chiaro: altri mercenari. Osservandoli il guerriero inarca un sopracciglio, è seccato. Pensava di essere l'unico richiesto per l'impiego, non aveva mai lavorato in squadra ma dopotutto c'è sempre una prima volta. Dal canto non era spaventato, a lui bastava sapere che c'era chi dava ordini e diceva cosa fare. Avrebbe ascoltato ed eseguito, senza porsi troppe domande. Come sempre.


    Il mio nome è Wade e mi chiedo se c'è ancora posto per far parte del Club del coniglio. Mi scuso per il ritardo ma avevo delle cose da svolgere, impegni pressanti insomma. Che fanno di me una persona importante e occupata il più delle volte. Sono un membro attivo della società d'altronde.

    Senza ulteriori indugi si era messo tra i suoi colleghi, a pochi metri da colei che li avrebbe guidati. Disse quelle frasi in un tono semi serioso -o almeno questo voleva far trasparire- guardando di tanto in tanto ognuno dei presenti. Gesticolò un po' preso dal suo discorso e poi mise le mani intorno ai fianchi attendendo una qualsiasi risposta. Non vedeva l'ora di cominciare.

    Già mi adorano [Come non potrebbero?]

    *Scheda
    *Stato Fisico: Leggermente affaticato, illeso.
    *Stato Mentale: Galvanizzato.
    *Armi: 2x Katane.
    *Abilità Utilizzate: *Teletrasporto.

    Come detto, ho scritto che la distanza da dove abita alla stazione è poca. Più che altro l'ha fatto visto il ritardo e lo sforzo per utilizzare la tecnica dovrebbe essere poco.
    Il post magari non è granchè, ma davvero non sapevo cosa inventarmi per arrivare. :nana:
    edit. l'impaginazione lo so, fa cagare. Ma con gli html proprio non ci so fare D:


    Edited by Cocoß - 27/6/2014, 10:42
     
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      Le bugie dei distruttori - Prima della partenza


      Non ho idea se Vahruk faccia sul serio o meno, ma in entrambi i casi farebbe meglio a tenere a freno la lingua. Se pensa che lui e Rivaille siano diventati così intimi da permettersi di parlargli come un amico allora si sbaglia di grosso - anche se devo ammettere che l'appellativo sgorbio a quell'uomo è stato divertente. Non ho idea di cosa gli abbia detto nell'orecchio ma da come il mio compagno rinuncia a osservarlo con lo sguardo e sembra quasi ignorarlo capisco che non era comunque qualcosa di interessante. Alla fine, con una indifferenza degna di un nobile inizia ad allontanarsi dal bambino, con la sua armatura bianca che fa da specchio alla sua brutale malafede, e ci chiede di sapere le informazioni sulle nostre prede, come se tra noi fosse iniziata una specie di collaborazione privata - che nessuno ha mai pensato - estranea a quella temporanea necessaria per la caccia che comprende tutto il gruppo di fuorilegge. Il nostro rapporto esiste perchè lui è Vahruk il possessore di Drem, non perchè è Vahruk il cavaliere del drago. E anche se fosse, questo rapporto esteso esiste solo tra me e lui, non tra lui e il bambino di Aexquilinus. Ora che ci ragiono è solo per salvaguardare questo legame che Rivaille non gli ha ancora detto di calmarsi nella sua maniera.
      Il mercenario tira un sospiro. L'uomo a protezione della cacciatrice intima al mio compagno di calmarsi, prendendo le sue parole come un insulto bello e buono. Essere una cagna del Magisterium non è un complimento, e sicuramente Rivaille non gli ha affibbiato questo nome per accattivarsela, ma io... io non augurerei a nessuno, né a un cane e né a un insetto - e nemmeno alle creature sconosciute che abitano i fondali di Utopia, di essere sotto i comandi del Magisterium. Perché obbedire a coloro che ti chiamano fratello ma che ti trattano come un nemico? Perché dare ascolto a coloro che ti promettono la libertà ma allo stesso tempo ti pongono dei limiti?
      La popolazione ad Aexquilinus aumenta soltanto senza mai diminuire. Le cose possono ancora cambiare, senza che i The Seekers portino l'anarchia che promettono. Questo è quello che penso io, ma sono sicura che l'idea di Rivaille non si allontana troppo dalla mia. Abbiamo accettato perché il nostro obiettivo comune è anche quello di avere un mondo migliore, dove tutti possono soffrire per cose di cui sono colpevoli e non per cose di cui sono vittime. E se dobbiamo veder esaudire i nostri desideri dai nostri carnefici questa è soltanto una delle tante ingiustizie della vita.
      La bambina dal cuore di ghiaccio zittisce il cavaliere del drago, ma anche lei vota per andare al bordello. L'ultima volta che abbiamo visto gli eretici era a una sala da tè, dove ci hanno parlato della loro Gilda Nera, e ripensando ai loro ideali non penso che i frequentatori di un bordello siano molto interessati ai loro piani.

      6zuH7Ny



      Il Coniglio Bianco inizia a parlare, dice che dobbiamo andare con lei a cercare il suo collega che ha fallito nella sua missione. Rivaille la guarda con tono serio, tirando il respiro quando sente parlare di morti ovunque per una missione andata male. Sembra il personaggio più interessante con cui parlare, anche se una parte di me vorrebbe essere nel gruppo di Vahruk e la ragazzina solo per vedere il tentativo di una collaborazione tra due persone così differenti - anche se ormai tutti quelli presenti sembrano così lontani dalla definizione di persone che è quasi un errore definirli così. Poi chiama Hamelin, l'uomo alle sue spalle, e gli comunica l'ordine di cominciare.
      Gli occhi della cacciatrice si fermano prima su quelli dei cavalieri e poi sui nostri, chiedendo ciò che sappiamo delle prede per informare tutti.
      Proprio in quel momento appare un altro fuorilegge che dice di chiamarsi Wade e che si scusa del ritardo, ma poca importa: la sua presenza non cambia di molto le nostre possibilità di vittoria.
      Il guerriero fa alcuni passi in avanti, in modo da essere guardato da tutto i presenti, e con sguardo fermo sulla comandante e con voce lenta in modo da sottolineare tutte le parole inizia a parlare:

      « Come già detto, i nostri bersagli sono tre. Insieme formano quelli che sono noti come i "The Seekers". Credo che le loro intenzioni siano note alla maggior parte di voi, ma se non è cosi oppure non vi bastano, dovete sapere che la loro intenzione è di riunire un gruppo di persone che hanno a cuore la loro causa sotto il nome di "La Gilda Nera". In breve, la Gilda ha l'obiettivo di scavare a fondo nella storia di Utopia per distruggere il circolo vizioso di ordine che si è costituito con i servitori della Luce tanto tempo fa per portare sulla città un chaos dettato dalla consapevolezza. Purtroppo non sappiamo molto di questa consapevolezza e nemmeno come pensano di attuare il loro piano, anche se abbiamo incontrato gli eretici più volte. Al momento non sappiamo il numero di persone che compone l'associazione.
      Per quanto riguarda le loro capacità di combattimento, Friedrich sembra ed è il capo del trio. La ragazzina, Oleandro, parla molto ed è quella che io penso costituisca il pericolo minore in una battaglia a viso aperto. Il secondo, Jack, è possibile riconoscerlo dai suoi capelli lunghi e neri, ed è colui che attua i piani che il gruppo e più nello specifico Friedrich elabora. Friedrich nello specifico è la mente del gruppo, l'ideatore della Gilda Nera e degli ideali della compagnia, ha i capelli grigi e tutte le volte che l'ho visto è sempre stato vestito di nero. Non ci ho mai combattuto in una vera battaglia ma sono abbastanza sicuro da dire che tutti e tre combattano usando poteri collegati all'uso della mente. Jack sembra quello più pericoloso, seguito a ruota da Friedrich.
      Per finire, spero vivamente che non siano a conoscenza di questa caccia. Perché nel caso lo siano, staranno già di sicuro pensando a un piano. E in quel caso catturarli si dimostrerebbe ancora più difficile, per non dire impossibile.
      »


      d6IN5j5



    A voi la tastiera.


    RIVAILLE
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Cosciente
    Armi usate: La lancia

    REI
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Cosciente
    Armi usate: ///

    TALENTI
    REI
    Vicarious: Padronanza di uno stile di combattimento basato sulla conoscenza delle arti marziali del Baguazhang e del Karate.

    RIVAILLE
    Nothing ventured: Talento di maestria nell'utilizzo della lancia
    The Beast: Passiva di forza sovrumana
    The Beast II: Passiva di utilizzo dell'armatura media di cuoio

    MALUS
    REI
    Gap of a Dream: Rei è muta

    TECNICHE
    RIVAILLE
    ///

    REI
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    LA FENICE NERA
    { parte terza }

    « In privato un corno. »
    Questa è la voce di una bambina, pensa non appena quella sfiora le sue orecchie. Di solito ha ragione, ma crede, o forse spera, che si sia sbagliato questa volta, almeno questa volta. Del resto, cosa ci farebbe in un luogo del genere, insieme a mercenari che farebbero tutto per soldi - lui compreso - e puttane di lusso?
    Così si volta, ma neanche adesso si è sbagliato: quella che ha davanti a sé è proprio una bambina.
    Ha capelli azzurri ed occhi ghiaccio, è di statura minuta ed impugna un grosso spadone a due mani.
    Il cavaliere dei draghi, seppure la sua vita sia stata breve, ha visto morire molto bambini in guerre cui non avrebbero dovuto partecipare - i loro volti pallidi, i loro piccoli corpi macchiati di sangue proprio ed altrui, oh, quelli non avrebbe mai potuto dimenticarli -, eppure, non aveva mai visto una bambina stringere un'arma.
    La ascolta parlare, sente pure le sue parole, ma pare che gli scivolino addosso come rugiada mattutina.
    È come in trance, si limita a guardarla. Le vorrebbe dire di scappare il più lontano possibile da loro, di non morire come ha fatto il suo fratellino, come ha fatto il fratellino di Rohan, ma non pronuncia parola: lei è lì perché vuole esserlo, ed è consapevole dei rischi, lui non la sarebbe riuscita a fermare nemmeno volendo.

    Sente poi la voce di Rebecca Wunderbar e scuote forte la testa, finalmente ritorna in sé: ognuno è libero di fare ciò che vuole crede, lui del resto ha passato la sua intera vita a ripeterselo. Così torna al suo posto, in modo da guardare dritta negli occhi la donna che guidava la caccia. Il Bianconiglio dice loro che è collaborare è obbligatorio, di non sussurrare tra di loro - scappa una lieve risata al cavaliere dei draghi - che quello che Rivaille e Rei sanno lo dovrebbero rivelarlo a tutti, e al guerriero vestito di bianco metallo un po' dispiace, perché non era quello che aveva pianificato: lui non voleva parlare con loro, lui voleva uccidere l'uomo per impossessarsi di ogni suo ricordo, rivivere la sua vita, ed offrire la ragazzina a Drem.
    Ma, in fondo, avere altre pedine da sacrificare in battaglia non è mai un male.

    Il Bianconiglio continua a parlare, spiega in che modo si sarebbero divisi i partecipanti alla caccia: lei sarebbe andata con la ragazza dagli occhi cremisi e l'uomo che l'accompagna dal suo vecchio amico pazzo, mentre Vahruk e Drem sarebbero andati con Glacier a "il Sospiro Segreto", un bordello di stralusso: il loro obbiettivo è la matrona fuori di testa, Iris, che lo gestisce e che Rebecca ha specificato abbia la dote di annullare la sofferenza altrui; la donna ha pure intimato loro di essere delicati, in quanto c'è un ottimo servizio di sicurezza e gente di alto rango che lo protegge. Be', la faccenda sembra interessante.

    Vahruk piega il capo verso il basso, in un breve cenno di assenso, sebbene il fatto che ad accompagnarlo sia quella bambina lo infastidisce molto, non vuole che sia in pericolo - e stare al suo fianco significa trovarsi in una costante situazione di pericolo -, che muoia come han fatto tutti gli altri, ma il cavaliere è bravo a mentire, vivere in un ambiente corrotto come quello del primo livello ha affinato questa sua capacità.
    Non immaginate quante volte ha sorriso vedendo sacerdoti bastardi divertirsi a stuprare delle ragazzine,
    non riuscireste mai ad immaginarlo; sì, Utopia è per lo più spazzatura, per questo vuole ricostruirla da zero.
    Strano però, come il destino talvolta mescoli le carte solo per buttartele in faccia e poi sputarvici addosso.

    Infine Rebecca dice che è il tempo delle domande e, guardando Rivaille, che anche il tempo che chi ha delle informazioni utili le riveli. Proprio in quel momento si fa avanti un nuovo partecipante alla caccia, che si scusa del ritardo; è vestito di blu e rosso, e porta due katane con sé. Il cavaliere, non avvertendo alcun pericolo, si limita a rivolgergli un'occhiata distratta per poi tornare a concentrarsi su Rivaille, che sta spiattellando a tutti informazioni sugli obbiettivi. Che stupido. Si sa, in un caccia il premio migliore spetta a chi stana per primo la preda. In ogni caso, ascolta attentamente le sue parole, se non può impossessarsi dei suoi ricordi, tanto vale accontentarsi di quelle: scopre che i nomi dei bersagli sono Jack, Friedrich e Oleandro, che il più pericoloso di loro è il primo, cui seguono il secondo, che sembra il capo del trio, ed infine l'ultima, che pare essere la più debole. Al termine del suo discorso, il guerriero dice anche di sperare che loro non sappiano di questa caccia, ché altrimenti non sarebbero mai riusciti a catturarli.

    Vahruk, ascoltando quelle parole, sorride amaramente, ferito nell'orgoglio, e fa un passo avanti.
    « Forse non lo sai, ma
    un drago cattura e divora la sua preda, sempre.

    dice, in modo che tutti lo sentano, che tutti sappiano
    dragons are comin', and nothing will stop them

    Non preoccupatevi - ride - perché penserò io a loro.»

    Poi si avvicina a Glacier, la bambina, si inginocchia per guardarla negli occhi e con tono gentile le dice:
    « Ciao, penso tu sappia già il mio nome.
    Comunque, pare che saremo compagni, per cui non hai motivo d'avere paura;
    un cavaliere non abbandona mai una damigella.
    »
    se tu vuoi scappare però, fallo, nessuno ti biasimerà.
    Tende la mano nella sua direzione, aspettando la sua,
    una stretta di mano è il miglior inizio per una missione insieme
    e sorride, per l'ennesima volta.
    del resto, il sorriso non deve mancare mai sulle labbra di un cavaliere in armatura bianca.




    Se ve lo state chiedendo, sì, sono uno sborone.
     
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